La procura di Trento ha aperto un fascicolo per disastro colposo. Il grande caldo potrebbe essere il responsabile
CANAZEI - C'era una temperatura di 10 gradi sulla vetta della Marmolada, nel momento in cui il gigantesco seracco di ghiaccio si è staccato e ha travolto due cordate di escursionisti.
Oggi i media italiani confermano il bilancio dei soccorritori: sei morti e otto feriti. Imprecisato il numero dei dispersi: potrebbero essere una ventina, come scrive il Corriere della Sera. «Al punto di partenza sono rimaste 16 automobili che nessuno è andato a riprendere».
L'evento ha avuto caratteristiche eccezionali e potrebbe configurarsi come la più grande tragedia della storia recente delle Dolomiti. Il fronte della valanga si è allargato dagli iniziali 200 metri fino a raddoppiare di dimensione, con una velocità che avrebbe toccato i 300 chilometri orari. Il responsabile del Soccorso alpino di Belluno ha raccontato di essersi trovato di fronte una scena sconvolgente: ««C’era gente irriconoscibile, sfigurata, corpi martoriati... D’altra parte la massa caduta è enorme e ha effetti devastanti».
La procura di Trento ha aperto un fascicolo per disastro colposo. «Una carneficina che difficilmente ci permetterà d'identificare subito tutte le vittime, il cui numero sembra purtroppo destinato a salire... Conteremo chi non torna». La causa potrebbe essere il grande caldo, secondo vari esperti. È anche il pensiero di una leggenda dell'alpinismo come Reinhold Messner: «Con il caldo globale i ghiacciai sono sempre più sottili e, quando cadono, vengono giù pezzi come grattacieli».
L'emergenza non è ancora finita: «C’è il rischio di nuovi distacchi» ha aggiunto Barattin. Le stesse operazioni di recupero delle vittime sono state sospese per la mancanza delle condizioni di sicurezza.