È l'ordine dato dal governo iraniano ai giudici incaricati
TEHRAN - I giudici in Iran sono stati incaricati di non emettere condanne «deboli» nei confronti dei «principali elementi dei disordini». È quanto riporta oggi il sito di cronaca giudiziaria in riferimento agli arresti seguiti alle proteste scatenate dal caso di Mahsa Amini il 16 settembre scorso.
Un'ondata di proteste si è sollevata in Iran dalla morte della curda iraniana di 22 anni deceduta tre giorni dopo il suo arresto da parte della polizia morale a Teheran con l'accusa di aver violato il codice di abbigliamento per le donne, compreso l'uso del velo.
«Il capo della magistratura iraniana, l'ultraconservatore Gholamhossein Mohseni Ejei ha ordinato ai giudici di evitare di esprimere indebita simpatia ed emettere condanne deboli per gli elementi chiave di queste rivolte, perché sarebbe un'ingiustizia per il popolo», secondo il sito. «Allo stesso tempo, dovrebbe essere presa in considerazione una certa clemenza per coloro che sono tra gli elementi meno colpevoli», ha aggiunto. Se, in attesa del processo «si pentiranno di ciò che hanno fatto, impareranno la lezione e lo proveranno con le loro azioni, le loro sentenze saranno pronunciate con clemenza».
Ieri la magistratura ha incriminato oltre 100 persone legate alle recenti rivolte nella capitale Teheran e nella provincia di Hormozgan, nel sud.