Il dato è in calo rispetto al bilancio drammatico del 2005, ma in aumento in relazione all'anno precedente
BRUXELLES - Più di 200mila. È il bilancio drammatico delle morti premature in Europa dovute all'inquinamento dell'aria. Secondo gli osservatori è un dato sì di molto inferiore a quello registrato nel 2005, ma comunque superiore a quello dell'anno precedente.
Le misurazioni sono state effettuate in tutti e 27 gli Stati membri dell'Unione europea. Condotte dall'Agenzia europea dell'ambiente, ne è risultato che nel 2020 l'inquinamento atmosferico da particelle fini ha portato a 238mila morti premature. Il dato è leggermente superiore a quello del 2019, nonostante le misure di contenimento implementate per frenare i contagi da Covid avessero portato a una diminuzione dello smog.
Ma quali sono stati i particolati più nocivi? Nel rapporto pubblicato giovedì l'Agenzia afferma che l'esposizione a quantità superiori raccomandate dall'Oms di biossido di azoto - o No2 - ha causato 49mila morti premature e l'esposizione acuta all'ozono - o O3 - 24mila.
Tuttavia va considerato che rispetto al 2005, anno in cui si verificarono 431mila morti premature in Europa, è stato registrato un calo del 45%. Un dato in linea con gli obiettivi dell'Ue che intende raggiungere un -55% entro il 2030 rispetto al 2005.