La situazione in Perù è diventata insostenibile. Alberto Otárola, presidente del Consiglio dei ministri, ha chiesto di liberale le strade.
LIMA - Il presidente del Consiglio dei ministri del Perù, Alberto Otárola, ha sottolineato che «nei prossimi giorni» i ministeri della Difesa e dell'Interno valuteranno il quadro normativo per procedere allo sblocco di strade e autostrade a livello nazionale, con l'aiuto della polizia e dell'esercito, con una azione «in difesa della legalità».
In dichiarazioni alla radio RPP Otárola ha aggiunto che si tratta di «garantire il diritto fondamentale alla libera circolazione dei peruviani» di fronte «all'atteggiamento sistematico, ribelle e criminale di gruppi che non si limitano solo a protestare».
«Non siamo di fronte a persone che protestano - ha sottolineato - ma a semplici criminali che chiedono tangenti per far passare le auto nei blocchi stradali».
Questa situazione, ha poi detto, «è inaccettabile, e quindi noi applicheremo rigorosamente la legge, e la polizia, con il sostegno delle forze armate, libererà le strade bloccate per rispettare il diritto alla vita e alla pace per i peruviani».
Infine il premier ha chiarito che polizia e forze armate hanno un esplicito appoggio politico da parte del governo della presidente Dina Boluarte.
Le agitazioni antigovernative in Perù sono scoppiate il 7 dicembre scorso con la destituzione da parte del Parlamento del presidente Pedro Castillo e, dopo una pausa natalizia, sono riprese con vigore in gennaio nel sud del Paese e a Lima.
L'ufficio del Difensore civico peruviano ha reso noto ieri che i numerosi incidenti fra manifestanti e polizia hanno per il momento avuto un bilancio, direttamente o indirettamente legate alle proteste, di 57 morti e 1658 feriti.