Ha destato scalpore la decisione della procura bergamasca d'iscrivere politici italiani tra gli indagati per i morti del 2020.
BERGAMO - È di eri la chiusura dell'inchiesta per epidemia colposa della procura di Bergamo - riguardo la gestione Covid nel corso della primavera 2020 nella provincia lombarda -, che vede iscritte nel registro degli indagati una ventina di persone, inclusi l'ex premier Giuseppe Conte, l'allora ministro della Salute Roberto Speranza, il governatore lombardo Attilio Fontana e l'ex assessore alla Sanità lombarda Giulio Gallera. Di oggi invece le reazioni, come quella del procuratore, che spiega il perché della scelta di procedere.
Le responsabilità - La procura, infatti, mira a far luce sulle cause dell'esplosione epidemiologica che, tra febbraio e aprile 2020, ha fatto registrare nella Bergamasca oltre sei mila morti in più rispetto ai valori medi dell'anno precedente. Nell'inchiesta si punta il dito sul mancato aggiornamento e sulla mancata applicazione del piano pandemico del 2006. Ma non solo, ci si chiede perché i responsabili non siano ricorsi allo strumento della zona rossa che, secondo il consulente dei pm e senatore Pd, Andrea Crisanti, solo nella Val Seriana, se attuata dal 27 febbraio, avrebbe evitato la morte di 4mila e 148 persone.
Parla il procuratore di Bergamo - «Di fronte alle migliaia di morti e alle consulenze che ci dicono che questi potevano essere eventualmente evitati, non potevamo chiudere con una archiviazione». Ha detto il procuratore di Bergamo Antonio Chiappani alla Rai, ripreso poi dall'agenzia Ansa.
«La nostra scelta - ha aggiunto il procuratore - è stata quella di offrire tutto il materiale raccolto ad altri occhi, che saranno quelli di un giudice, di un contraddittorio con i difensori. Perché è giusto che la ricostruzione la diano gli interessati e da tutto questo ricavarne l'esperienza, non solo di carattere giudiziario, ma anche scientifico e amministrativo» e quindi «una lezione, una grandissima riflessione». Dunque la speranza del procuratore è che «al di là delle accuse e delle polemiche che senz'altro ci saranno» questo sia «uno strumento di riflessione».
Quanto alle presunte responsabilità, invece, il Procuratore, riferendosi al piano pandemico, ha affermato che il problema «è stato quello del mancato aggiornamento del piano, e questo riguarda un lato ministeriale, ma anche la mancata attuazione di quegli accorgimenti preventivi già previsti nel piano antinfluenzale comunque risalente al 2006».
La reazione del governatore Fontana - E di questa mattina è anche la reazione di uno degli indagati più celebri. «È vergognoso che una persona che è stata sentita a inizio indagine, come informata sui fatti, scopra dai giornali di essere stato trasformato in indagato - ha detto il governatore della Lombardia, Attilio Fontana - È una vergogna sulla quale non so se qualche magistrato di questo Paese ritiene d'indagare».
L'associazione dei familiari delle vittime Covid19 - Di tutt'altro sapore sono invece le parole dell'associazione dei familiari delle vittime Covid19 di Bergamo, che ieri, non appena appresa la notizia, ha subito pubblicato una dichiarazione ufficiale: «Si riscrive la storia della strage bergamasca e lombarda, la storia delle nostre famiglie, delle responsabilità che hanno portato alle nostre perdite. La storia di un'Italia che ha dimenticato quanto accaduto nella primavera 2020, non a causa del Covid19, ma per delle precise decisioni o mancate decisioni».
«Da sempre ci siamo battuti per la verità per i nostri cari - ha aggiunto l'associazione - nonostante l'omertà che ha sempre contraddistinto questa storia. Siamo andati avanti senza mai scoraggiarci nel percorso di memoria e di giustizia, confidando nella magistratura, e oggi non possiamo fare altro che ringraziare la dottoressa Rota, il suo team, e il Procuratore di Bergamo Antonio Chiappani».