Il Promotore di Giustizia Alessandro Diddi (che incontrerà Pietro Orlandi): «Massima trasparenza. Siamo sotto gli occhi di tutto il mondo»
CITTÀ DEL VATICANO - Anche il Vaticano pare, finalmente, intenzionato a fare sul serio per dissipare le ombre che da quasi quarant'anni - lo saranno il prossimo 22 giugno - avvolgono il caso mai risolto della scomparsa di Emanuela Orlandi. «Sarò sotto gli occhi di tutto il mondo. E non voglio assolutamente che si possa pensare che abbia preservato qualcuno o coperto qualche situazione». Parola di Alessandro Diddi, Promotore di Giustizia di San Pietro.
In un'intervista concessa al Corriere della Sera, Diddi - che proprio oggi incontrerà Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, assieme all'avvocato della famiglia, Laura Sgrò - ci ha praticamente messo la faccia, citando a garanzia delle sue parole anche la ferrea intenzione da parte delle altissime sfere vaticane di arrivare alla verità. Così vogliono sia Papa Francesco che il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, che «mi hanno concesso massima libertà d'azione per indagare ad ampio raggio senza condizionamenti di sorta». E, quel che è più importante, «con il fermo invito a non tacere nulla».
Certo, per il momento siamo ancora al soffiare via la polvere dai vecchi faldoni e alle dichiarazioni preliminari, ma l'intenzione di sfrattare le ombre che risiedono all'interno delle mura leonine sembra instradata su un binario di trasparenza. Il Promotore vaticano, ripassando le consegne del Santo Padre, parla in termini di «volontà di assoluta trasparenza, di ricerca della verità e di pulizia».
Passando dalle intenzioni ai fatti - l'inchiesta vaticana, lo ricordiamo, è stata aperta (o meglio, riaperta) lo scorso gennaio - Diddi ha già potuto addentrarsi nelle carte del caso Orlandi, che «sono tante, tantissime». E «ci sono state anche acquisizioni interne di carte vecchie. E altre ne sto cercando ancora». Si lavora anche sul fronte dei testi interni al Vaticano. In questi pochi mesi, assicura, sono stati messi insieme molti elementi, «ma non posso dire di più». E a tutto questo andranno a sommarsi le dichiarazioni che, da tempo, la famiglia attende di poter mettere a verbale.
La famiglia che - anche questo è sempre utile ricordarlo - è convinta che in Vaticano ci sia qualcuno che sa cosa è successo davvero a Emanuela Orlandi. Sia il 22 giugno 1983, giorno della sua scomparsa, che dopo.