«Temo che abbiamo varcato il Rubicone e che sarà molto difficile il ritorno alla normalità», così il presidente serbo
PRISTINA - Nuova escalation di tensione in Kosovo, provocata dall'arresto di tre poliziotti kosovari da parte delle forze di sicurezza serbe. Il presidente serbo Aleksandar Vucic ha accusato il premier kosovaro Albin Kurti di non fare nulla per calmare la situazione, ma di mirare a esasperare sempre più gli eventi e di volere una guerra a ogni costo.
«Temo che abbiamo varcato il Rubicone e che sarà molto difficile il ritorno alla normalità», ha detto Vucic in serata alla tv pubblica Rts. Per il presidente, la situazione è a un bivio - o si lavora per la pace o si va in direzione opposta. È importante dirlo, ha osservato, per evitare ogni tipo di speculazione.
C'è un uomo nei Balcani, Albin Kurti, che vuole provocare una guerra, ha affermato Vucic, confermando che l'arresto dei tre poliziotti kosovari, armati di tutto punto, è avvenuto ben al di dentro del territorio serbo, 1,8 km dalla linea amministrativa di demarcazione, come Belgrado definisce la frontiera con il Kosovo. Versione questa opposta a quella fornita da Pristina, che parla di 'rapimento' dei tre agenti in territorio del Kosovo.
Secondo il presidente Vucic, il premier kosovaro Kurti sogna di essere il nuovo Zelensky. «Vuole avere una biografia di guerra. Ma noi non lo consentiremo», ha affermato Vucic accusando Kurti e l'intera dirigenza di Pristina di puntare a «espellere per sempre la popolazione serba dal nord del Kosovo».
Dall'inizio dell'anno, ha osservato, vi sono stati 600 casi di spari contro i serbi (del Kosovo), nessuno contro gli albanesi (del Kosovo). «La crisi comincia quando qualcuno decide di andare a elezioni illegittime», ha aggiunto con riferimento al voto locale del 23 aprile scorso nel nord del Kosovo, boicottato dai serbi e che ha visto per questo l'elezione di nuovi sindaci di etnia albanese per i quattro maggiori Comuni del nord a maggioranza serba.
«Tali sindaci si devono dimettere, vanno ritirate dal nord le forze di polizia kosovara, la gente vive nel terrore, ma Kurti non intende fare nulla di tutto ciò», ha detto il presidente nel suo intervento alla tv pubblica Rts. Sottolineando come la Serbia non abbia responsabilità nell'escalation di tensione nel nord del Kosovo, Vucic ha detto che non un solo poliziotto o militare serbo ha oltrepassato la frontiera (linea amministrativa) in occasione dell'arresto oggi dei tre poliziotti kosovari.
L'arresto, ha ripetuto, è avvenuto a 1,8 km all'interno del territorio serbo, molto lontano dal confine, dove i tre avevano lasciato la loro auto di servizio. Ed è in possesso, ha aggiunto, delle prove sul fatto che la Kfor non sia stata informata di tutto ciò. Il presidente ha poi riferito del suo colloquio oggi con il comandante della Kfor, il generale italiano Angelo Michele Ristuccia, affermando di avergli mostrato le immagini video degli scontri del 29 maggio a Zvecan nelle quali si vede chiaramente che i due serbi arrestati non hanno fatto assolutamente nulla di male ai militari.
E sulla presunta decisione del governo di Pristina di vietare l'ingresso in Kosovo di merci e prodotti serbi, Vucic ha detto che non sarà consentito che i serbi del Kosovo restino senza cibo e senza medicine. «Aspettano che la Serbia faccia un errore per giustificare l'imposizione di sanzioni alle due parti, ma noi non siamo responsabili di nulla». «La Serbia sarà sempre con i serbi del Kosovo», ha sottolineato Vucic.