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LIBANODa Taiwan a Budapest, il giallo dei dispositivi bomba

18.09.24 - 21:31
I cercapersone di Hezbollah sarebbero stati manomessi con piccole quantità di esplosivo in grado di detonare a distanza.
Imago
Fonte Laurence Figà-Talamanca, ANSA
Da Taiwan a Budapest, il giallo dei dispositivi bomba
I cercapersone di Hezbollah sarebbero stati manomessi con piccole quantità di esplosivo in grado di detonare a distanza.

BEIRUT - Prima i cercapersone, poi i walkie talkie. Sarebbero stati acquistati insieme, cinque mesi fa, i dispositivi in possesso dei membri di Hezbollah esplosi in simultanea, a un giorno di distanza, causando vittime e feriti in Libano e Siria.

Manomessi prima di arrivare nelle mani dei miliziani con piccole quantità di esplosivo in grado di detonare a distanza, i cercapersone, modello AR-924, riportavano il marchio della taiwanese Gold Apollo, che però nega di averli prodotti, mentre le radio VHF avevano - secondo quanto appare nelle immagini diffuse da media e social - il logo della giapponese ICOM, tipo V82 (ormai fuori produzione). Chi li abbia prodotti e venduti a Hezbollah, e attraverso quale intermediario, resta al momento un giallo degno un film di spionaggio. Così come dove e quando il Mossad sia riuscito a entrarne in possesso per renderli una trappola mortale.

Chiamato in causa dal New York Times, il presidente e fondatore della Gold Apollo, Hsu Ching-Kuang, ha subito respinto le accuse: "Non abbiamo prodotto noi i cercapersone", circa 3'000, finiti nelle mani dei miliziani. "Avevano solo il nostro marchio", ha aggiunto Hsu, spiegando di aver autorizzato "un'azienda in Europa", l'ungherese BAC Consulting KFT, ad usarlo. "Questa azienda ha collaborato con noi e rappresenta molti dei nostri prodotti - ha detto Hsu -. Volevano realizzare anche cercapersone e mi hanno chiesto se potevano usare il marchio della nostra azienda". Autorizzazione concessa, ma - ha precisato la Gold Apollo - "la progettazione e la produzione dei prodotti sono di esclusiva responsabilità di BAC". "Gold Apollo è stata una vittima dell'incidente, siamo un'azienda responsabile e quanto accaduto è molto imbarazzante", ha concluso il suo fondatore.

A questo punto il giallo si sposta a Budapest dove, in un'anonima palazzina di una zona periferica industriale, ha sede la BAC Consulting: società quasi sconosciuta nel panorama imprenditoriale ungherese fondata nel 2022, di cui risulta amministratore delegato Cristiana Rosaria Barsony-Arcidiacono, ha dichiarato un fatturato di 525'000 euro (circa 493'250 franchi al cambio attuale). In base alle informazioni dell'OPTEN, principale registro delle imprese ungheresi, nella ragione sociale dell'azienda compaiono diverse attività tra cui consulenza aziendale ed editoria. Ma anche la BAC nega di aver prodotto i dispositivi di Hezbollah: "Non sono stata io a fabbricare i cercapersone - ha detto Barsony-Arcidiacono al giornale ungherese telex.hu -. Sono solo una mediatrice. Credo abbiate frainteso questa cosa", ha aggiunto riferendosi alle informazioni fornite dalla Gold Apollo.

E mentre la Commissione europea ha ricordato il divieto di esportazioni dall'Unione a Hezbollah - che l'UE considera organizzazione terroristica -, è intervenuto anche il governo di Viktor Orban per confermare che la BAC non produce cercapersone in Ungheria. "La società in questione è un intermediario commerciale, senza alcun sito produttivo o operativo in Ungheria. I dispositivi a cui si fa riferimento non sono mai stati" in territorio ungherese, ha twittato il portavoce Zoltan Kovacs, assicurando che "il caso non rappresenta alcun rischio per la sicurezza nazionale".

I walkie talkie sarebbero invece meno utilizzati da Hezbollah rispetto ai cercapersone. Secondo una fonte alla CNN, le radio VHF sarebbero in dotazione solo alle persone incaricate di organizzare raduni, proprio come il funerale dove si sono verificate le esplosioni a Beirut. Secondo il media saudita al Hadath, questi dispositivi erano dotati di "batterie trappola" contenenti esplosivo e importate in Libano appena due settimane fa.

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