Cerca e trova immobili
GUERRA COMMERCIALE

«Ok "America First", purché non finisca come "America sola»

Il Ceo di JPMorgan si rivolge agli azionisti in una missiva carica di contenuti economico-finanziari e di strategia politica.
Imago
Fonte ats ans
«Ok "America First", purché non finisca come "America sola»
Il Ceo di JPMorgan si rivolge agli azionisti in una missiva carica di contenuti economico-finanziari e di strategia politica.

NEW YORK - Il Ceo di JPMorgan Jamie Dimon - manager americano assai conosciuto e ascoltato nell'ambiente, finanziario, essendo al suo posto dal 2006, praticamente la preistoria in ambito bancario - chiede di risolvere «il prima possibile» la questione dei dazi, per via degli effetti che rischia di produrre sull'economia e delle molte «incertezze» che genera. Definisce poi «disastrosa» una «frammentazione» del sistema delle alleanze Usa, a partire dall'Europa.

«Quanto prima si risolve questo problema, tanto meglio è perché alcuni degli effetti negativi aumentano cumulativamente nel tempo e sarebbero difficili da invertire», avverte in una lettera agli azionisti della banca americana. «Mantenere le nostre alleanze unite, sia militarmente che economicamente, è essenziale», aggiunge il 69enne.

Inflazione e crescita rallentata
Per Dimon «qualunque cosa si pensi delle ragioni legittime delle tariffe appena annunciate - e, ovviamente, ce ne sono alcune - o dell'effetto a lungo termine, buono o cattivo, è probabile che ci siano importanti effetti a breve termine». Tra queste, «conseguenze inflazionistiche, non solo sui beni importati ma anche sui prezzi interni, poiché i costi di produzione aumenteranno e la domanda di prodotti nazionali aumenterà». «Resta da discutere se il menu delle tariffe provochi o meno una recessione, ma rallenterà la crescita».

Fare in fretta
Inoltre «ci sono molte incertezze che circondano la nuova politica tariffaria: le potenziali azioni di ritorsione, anche sui servizi, da parte di altri paesi, l'effetto sulla fiducia, l'impatto sugli investimenti e sui flussi di capitale, l'effetto sui profitti aziendali e il possibile effetto sul dollaro Usa. Quanto prima si risolve questo problema, tanto meglio è perché alcuni degli effetti negativi aumentano cumulativamente nel tempo e sarebbero difficili da invertire. Nel breve periodo, considero tutto ciò come un'ulteriore goccia che fa traboccare il vaso».

Mantenere la coesione e la forza del mondo occidentale
Secondo Dimon «le nazioni autocratiche del mondo, e alcune delle nazioni non allineate, vorrebbero vedere una frammentazione delle alleanze economiche dell'America e un indebolimento della nostra posizione economica globale» ma «i nostri obiettivi strategici a lungo termine dovrebbero essere chiari: mantenere la coesione e la forza del mondo occidentale, comprese le loro economie. Se le alleanze militari ed economiche del mondo occidentale dovessero frammentarsi - ammonisce Dimon - la stessa America si indebolirebbe inevitabilmente nel tempo».

Occhio all'"America sola" invece che "first"
Dimon rileva che l'Europa «ha alcuni seri problemi da risolvere» sia in campo economico, dove servono riforme strutturali per la crescita e una maggiore integrazione, sia sul fronte di un rafforzamento della difesa. Ma «se la debolezza economica dell'Europa porta alla frammentazione, il panorama assomiglierà molto al mondo prima della seconda guerra mondiale» e «ogni nazione dovrà cercare le proprie relazioni per garantire il proprio futuro, e ciò potrebbe benissimo significare rapporti più stretti con Russia e Iran per l'energia e con la Cina per il commercio e l'economia», di cui potrebbero diventare nel tempo «Stati vassalli». «L'economia - aggiunge - è il collante di lungo termine, e America First va bene, purché non finisca per essere America sola». («America First is fine, as long as it doesn’t end up being America alone»).

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
Naviga su tio.ch senza pubblicità Prova TioABO per 7 giorni.
NOTIZIE PIÙ LETTE