La corte distrettuale ha deciso: i segreti del repubblicano valgono meno dell'interesse pubblico sui fatti del 6 gennaio
WASHINGTON - «I presidenti non sono re». Trump ha perso la causa che aveva lui stesso intentato. Da questo venerdì verranno gradualmente rilasciati i documenti relativi a quanto successo lo scorso 6 gennaio, quando il Capitol Hill era stato assaltato.
Le pagine sono centinaia e tutte vertono un'unica notte. Martedì sera la giudice Tanya Chutkan della Corte distrettuale di Washington DC ha sentenziato che i documenti son di pubblico interesse e che è necessario quindi studiare quanto accaduto il 6 gennaio al Campidoglio «per impedire che tali eventi si verifichino di nuovo».
Ha aggiunto inoltre che i desideri di un ex presidente non sono più importanti delle decisioni di quello attuale: «È il presidente in carica a essere nella posizione migliore per proteggere gli interessi dell'esecutivo». E per quanto riguarda il diritto alla segretezza la giudice ha affermato che il privilegio presidenziale «esiste a beneficio della repubblica e non di un individuo».
La giudice parla di privilegio in quanto, quando Trump aveva presentato la causa lo scorso mese, aveva fatto appello proprio al privilegio esecutivo. Questo "diritto" prevede che tutti i consigli dati dai funzionari ai presidenti durante il loro mandato resteranno segreti. È una strategia utile soprattutto nei momenti di crisi nazionale.
Ma, come spiega la Cnn, gli ex presidenti non godono totalmente di questo privilegio, al contrario è il presidente in carica a deciderne. Infatti Joe Biden aveva affermato che l'interesse nazionale nell'ottenere i documenti su quanto successo durante l'insurrezione del 6 gennaio supera il desiderio di Trump di mantenere il segreto. Cosa poi confermata dalla giudice: «I presidenti non sono re e il querelante non è presidente».
Il materiale verrà quindi consegnato dagli Archivi nazionali alla Camera degli Stati Uniti che potrà così fare luce su quanto accaduto. In totale sono 700 pagine e contengono i registri delle chiamate effettuate e ricevute dalla Casa Bianca, i registri video e gli orari. Ma non solo. Ci sono anche tre pagine di note scritte a mano da Trump, i registri dei visitatoti e le note dei suoi consiglieri più vicini che riguardano le affermazioni che l'ex presidente aveva fatto sulle elezioni presidenziali del 2020, dicendo che erano state truccate, più la sua reazione all'attacco del 6 gennaio.