Vincitori e sconfitti si preparano già per le legislative di metà giugno
PARIGI - Un Emmanuel Macron felice, sì, ma non trionfante ha accolto il risultato del ballottaggio di domenica e si è presentato sotto la Tour Eiffel per il consueto bagno di folla post-vittoria.
Già, perché di trionfo non si può parlare, come sottolinea il quotidiano Le Monde. Il 58,55% con il quale il presidente uscente è stato rieletto (il primo a riuscirci negli ultimi 20 anni) è sì superiore a quanto si aspettava l'entourage di Macron, ma inferiore al risultato di cinque anni fa. Preoccupa soprattutto l'astensione, che ha superato il 28%, mentre i vincitori hanno tranquillamente accettato che una fetta (non si sa quanto consistente) dell'elettorato hanno optato per un voto "contro" Marine Le Pen piuttosto che "a favore" delle politiche dell'inquilino dell'Eliseo.
Macron assicura di aver capito il messaggio e ha sottolineato che sarà «il presidente di tutti i francesi» e che si rende conto che «gli anni a venire, di sicuro, non saranno tranquilli». In quella che viene descritta l'apparente umiltà di un leader che si rende conto di avere un appoggio fragile, il presidente prende atto della complessa situazione e traccia la rotta per quello che ormai in molti in Francia chiamano il "terzo turno": le elezioni legislative del 12 e 19 giugno.
«Il terzo turno inizia stasera» ha dichiarato con estrema chiarezza Jean-Luc Mélenchon, il leader della sinistra che, dopo essere arrivato poco distante da Marine Le Pen nella corsa all'Eliseo (terzo con quasi il 22% dei voti) punta a diventare ben più che l'ago della bilancia. «Eleggetemi primo ministro» al posto del dimissionario (come prassi) Jean Castex. Il nome più gettonato, al momento, è quello del ministro dell'Agricoltura Julien Denormandie. Se Mélenchon dovesse davvero fare il pieno di voti a giugno, si andrebbe incontro alla possibilità di una coabitazione nei palazzi del potere tra lui e Macron. Qualcosa che si preannuncia quanto mai problematico.