Il nuovo primo ministro ha promesso di «essere il premier di tutti i cittadini» perché «scelto dal popolo».
TEL AVIV - Benyamin Netanyahu è tornato sul podio: da oggi è il premier incaricato di formare il nuovo esecutivo di Israele. L'ora che tanto ha atteso è giunta: a lui il presidente Isaac Herzog ha affidato il mandato di formare il 37esimo governo del paese.
E non poteva essere altrimenti, visto che "Re Bibi" ha avuto, nelle consultazioni dei partiti da parte di Herzog, l'appoggio di 64 deputati di destra su 120 alla Knesset. Una maggioranza tranquilla, solida, ben diversa da quelle incerte e composite degli ultimi governi israeliani.
Nel suo intervento di accettazione del mandato, Netanyahu non ha quindi rinunciato al ruolo che più sente nelle sue corde, ossia quello di «essere il premier di tutti» perché «scelto dal popolo». Ora avrà a disposizione 28 giorni (più 2 settimane di eventuale proroga) per formare il governo più a destra della storia del paese. Ma farà sicuramente prima, anche se non mancano i problemi all'interno della coalizione.
A cominciare dall'ideologia del radicale di destra Itamar Ben Gvir - insieme al suo sodale Bezalel Smotriche di "Sionismo religioso" - e dalle richieste dei partiti religiosi. I primi sono andati all'attacco della Corte suprema per limitarne i poteri rispetto alla Knesset. Lo stesso ha fatto il rabbino capo sefardita Yitzhak Yosef con l'obiettivo di ristabilire il primato dell'ebraismo ortodosso contro la corrente più moderna della fede. Senza contare gli interventi omofobi di esponenti di destra.
Netanyahu ha però messo le mani avanti: «saranno protetti - ha promesso - i diritti civili di tutti i cittadini». Bisognerà vedere se la promessa sarà poi mantenuta nella pratica di governo. Sul fatto che non sarà così si è detto convinto il premier ad interim, ora capo dell'opposizione, Yair Lapid. Per lui quello di Netanyahu è «un governo della distruzione» che rappresenta «un giorno buio» per Israele.
Il premier incaricato ha cercato tuttavia di indicare i «temi comuni», da «intese allargate», con il blocco opposto al suo: «Israele Stato-Nazione del popolo ebraico, lotta al terrorismo, azione contro l'Iran e il suo nucleare, ricerca di altri accordi di pace per mettere fine al conflitto arabo-israeliano come condizione per terminare quello con i palestinesi». «Pace - ha insistito - in cambio di pace».
Al contrario, non ha citato il punto più spinoso che l'attende: il processo a suo carico in corso a Gerusalemme. A farlo è stato però lo stesso Herzog: «non sono all'oscuro, ovviamente, del fatto che ci siano procedimenti legali in corso contro Benyamin Netanyahu e non lo banalizzo affatto». Ma - ha aggiunto - la Corte suprema «si è già espressa con chiarezza sulla questione delle incriminazioni pendenti contro un membro della Knesset nominato per il ruolo di formare un governo». Per questo, strada libera a "Re Bibi".