Momenti di protesta e tensione oggi a Belgrado presso il seggio allestito per le elezioni russe
BELGRADO - Al seggio elettorale allestito per le presidenziali russe a Belgrado alle 12.00, rispondendo all'appello di Yulia Navalnaya, si è formata oggi una lunga fila di elettori che mostrava una bandiera russa con la scritta «Putin non è la Russia».
Come riferiscono i media, a tratti vi sono stati momenti di tensione, con battibecchi e scontri verbali fra elettori fedeli alla dirigenza del Cremlino e sostenitori dell'opposizione. Alcuni hanno applaudito all'iniziativa avviata dalla moglie di Alexiei Navalny, altri hanno inneggiato al presidente Putin.
Sul prato antistante la scuola russa, dove è stato allestito il seggio elettorale, l'unico per i russi in tutta la Serbia, i sostenitori dell'opposizione hanno mostrato uno striscione di appoggio a Yulia Navalnaya, con una sua foto.
Stando ai media, a metà giornata avevano votato un migliaio di russi. Dopo l'intervento armato russo in Ucraina, decine di migliaia di russi si sono trasferiti in Serbia, e a Belgrado in particolare, per proseguire la loro attività lavorativa e professionale, divenuta problematica o del tutto impossibile in Russia per via delle sanzioni economiche e finanziarie imposte dall'Occidente contro Mosca.
Si tratta in larga parte di persone facoltose e con ampia disponibilità finanziaria - professionisti, informatici, specialisti, studiosi. In tanti hanno fondato nuove società, aperto locali, caffè e ristoranti, favoriti da un clima cordiale e di grande ospitalità.
La Serbia, legata da storica amicizia alla Russia e principale alleato di Mosca nei Balcani, è l'unico paese europeo, assieme alla Bielorussia, a rifiutarsi di aderire alle sanzioni occidentali contro la Russia, invocando i propri interessi nazionali, in primis le forniture energetiche a prezzi di favore e l'appoggio sul Kosovo.
Belgrado è l'unica capitale europea ad avere mantenuto voli diretti su Mosca e San Pietroburgo, con i russi che non hanno bisogno di visto e che in Serbia si sentono quasi come a casa loro, con una lingua comprensibile, usi e costumi vicini ai loro.