Con la pandemia trascorriamo più tempo in casa, davanti a pc e smartphone. E la vista è a rischio
ROMA - Troppo tempo al chiuso e molte ore davanti a pc e smartphone, più del solito durante il lockdown, rischiano di accelerare "l'epidemia di miopia" che si sta verificando già da anni. Contro questo disturbo dilagante arriva il primo occhiale intelligente che rallenta la miopia.
È quanto emerge da uno studio pubblicato sul British Journal of Ophthalmology, condotto su 160 bimbi seguiti per due anni. I dati raccolti dimostrano in tutti i partecipanti che hanno utilizzato le lenti ad alta tecnologia D.I.M.S. una riduzione della progressione della miopia in media del 60% rispetto a chi ha indossato lenti monofocali.
Oltre alle già note cause genetiche, la diffusione del disturbo sembrerebbe infatti legata anche a fattori ambientali e gli occhi dei più piccoli rischiano di risentire del maggior utilizzo dei dispositivi digitali nei mesi d'isolamento, che contribuisce a favorire o ad aggravare alcuni disturbi, in primis la miopia.
A fare il punto sono i massimi esperti italiani riuniti al convegno digitale "Nuove Prospettive nell'Evoluzione della Progressione Miopica", sulla base dei dati di efficacia fatti registrare da uno studio della Polytechnic University di Hong Kong che dimostrano come le lenti con l'innovativa tecnologia D.I.M.S. (Defocus Incorporated Multiple Segments) oltre a correggere la miopia, come qualsiasi altra lente, inibiscono l'allungamento del bulbo oculare 'ingannando' il cervello rispetto al progredire del disturbo.
I dati raccolti su 160 bambini dagli 8 ai 13 anni con miopia fino a -5.00 diottrie, dimostrano in due anni una riduzione in media del 60% dello sviluppo della miopia. Tenere sotto controllo questo difetto della vista - legato al rischio di sviluppare possibili complicazioni come cataratta, glaucoma, distacco di retina e maculopatia - è un problema di salute pubblica in crescita esponenziale negli ultimi decenni, già denunciato dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) secondo cui attualmente sono un 1,5 miliardi le persone miopi in tutto il mondo che si stima possano salire a 5 miliardi entro il 2050. Numeri che fanno già parlare di una "epidemia".
Il «maggior tempo trascorso durante questi mesi in attività "da vicino" può aumentare il rischio di problemi agli occhi anche in chi non sarebbe portato a svilupparli per il continuo sforzo di accomodamento della vista - spiega Paolo Nucci, ordinario di oftalmologia all'Università Statale di Milano - questo studio fornisce un risultato iniziale ma molto incoraggiante che sarà completato con un ulteriore studio clinico condotto in Francia e Regno Unito».
La nuova tecnologia di queste lenti, spiega inoltre Roberto Caputo, direttore dell'oftalmologia pediatrica all'Ospedale Meyer di Firenze, «segna il passaggio a un nuovo approccio: dalla sola "correzione" alla "gestione" della miopia che richiede una formazione specifica e certificata dei centri ottici abilitati». Il massimo beneficio «si ottiene con l'uso continuativo - aggiunge Luca Buzzonetti, direttore dell'Unità operativa complessa di oculistica del Bambino Gesù di Roma - Il trattamento può essere iniziato in qualsiasi età in cui si presenta la progressione della miopia, che spesso è massima fra i 6 e i 13 anni: prima si inizia e più bassa è la miopia, maggiore sarà la probabilità di avere beneficio».
Fondamentali restano però i comportamenti, conclude Massimiliano Serafino, direttore dell'Unità operativa complessa di oculistica dell'Istituto Gaslini di Genova: «Bisognerebbe perciò trascorrere almeno due ore al giorno all'aperto e fare sempre pause frequenti dagli schermi o da tutte le attività a distanza ravvicinata».