È la conclusione alla quale è giunta la casa automobilistica al termine d'indagini durate più di cinque anni
WOLFSBURG - Il Consiglio di sorveglianza di Volkswagen, al termine della sua indagine sullo scandalo Dieselgate iniziata nel 2015, ha deciso di chiedere un risarcimento danni all'ex Ceo del Gruppo, Martin Winterkorn, e all'ex Ceo di Audi Rupert Stadler.
L'indagine, si legge in una nota di Volkswagen, sono state condotte dallo studio legale Gleiss Lutz. Sono state rilevate violazioni della due diligence ai sensi della legge sulle società per azioni da parte dei due manager, mentre «non sono state riscontrate violazioni degli obblighi da parte di altri membri del Consiglio di gestione del Gruppo».
In questi anni sono stati raccolti oltre 480 milioni di documenti e 1,6 milioni di essi sono stati considerati rilevanti. L'indagine, spiega Volkswagen, «è stata di gran lunga la più ampia e costosa nella storia economica tedesca». Ora che si è giunti al termine degli accertamenti, «il Consiglio di sorveglianza è convinto che Winterkorn abbia violato i suoi doveri di diligenza in qualità di Presidente del Consiglio di Amministrazione di Volkswagen AG», non spiegando il contesto dell'uso delle funzioni software non consentite per alterare il livello di emissioni dei motori diesel. Lo stesso vale per Stadler.
Una citazione in giudizio per danni attende altri tre manager, gli ex membri del consiglio di Audi Ulrich Hackenberg e Stefan Knirsch, così come l'ex membro del CdA di Porsche Wolfgang Hatz. Anche loro sono accusati di violazione del dovere di diligenza ai sensi della legge sulle società per azioni. «Inoltre, sono già state avanzate denunce contro l'ex membro del consiglio di amministrazione del marchio Volkswagen Passenger Cars, Heinz-Jakob Neußer».
Non è stata indicata la cifra quantificata per il risarcimento danni.