Entrambe hanno visto venerdì un picco in positivo per i titoli, col blocco del vaccino di Johnson & Johnson negli Usa
NEW YORK - Le case farmaceutiche che stanno producendo vaccini contro il Covid-19 continuano a oscillare in Borsa con l'altalena delle notizie sui relativi prodotti, ma Moderna e Pfizer volano in capitalizzazione.
Entrambe hanno visto venerdì un picco in positivo per i titoli, col blocco del vaccino di Johnson & Johnson negli Usa, mentre l'Europa sta valutandone gli effetti collaterali prima di decidere. Quotazioni e capitalizzazione in realtà però qualche rialzo lo vedono per tutte le aziende, anche se meno per Johnson & Johnson. Peggio per AstraZeneca, che patisce, dopo che una serie di Paesi hanno bloccato il vaccino o variato le politiche di somministrazione.
Da contare poi che se i grandi guadagni delle campagne vaccinali non possono incidere più di tanto sui bilanci delle big pharma e di conseguenza stabilmente sulle quotazioni, essendo da suddividere tra molti soggetti e contando la concorrenza, possono pesare invece su chi ha dimensioni più ridotte, come evidenziano alcuni analisti. AstraZeneca a parte, vista la rinuncia ai profitti sui vaccini.
Andando nel dettaglio, Pfizer, dopo i conti brillanti del primo trimestre, nell'ultima seduta di settimana a Wall Street ha guadagnato il 2,5%, a 38,5 dollari, ben sopra i 33,4 dollari di fine febbraio, ma sotto i 42,56 dollari dell'8 dicembre 2020 e i 43,8 del 30 novembre 2018, il massimo degli ultimi cinque anni. La capitalizzazione è a 215,149 miliardi di dollari, in forte rialzo rispetto ai 186,7 miliardi di dollari di fine febbraio. Meglio ancora ha fatto l'alleata Biontech (+7,6%) a 151,5 dollari, toccando il massimo degli ultimi cinque anni, e con una capitalizzazione di 36,6 miliardi, anche questa un picco. Oltre al fatto che fonti di stampa ipotizzano che la Cina si prepari ad approvare proprio il suo come primo vaccino straniero.
Corsa vera e propria venerdì pure per Moderna: +6,8% a 170,8 dollari, nettamente sopra i 154,8 dollari di fine febbraio, ma ancora sotto i 185,98 d'inizio febbraio. La capitalizzazione è in decisa crescita, a 68,413 miliardi, rispetto ai 61,8 miliardi di dollari di fine febbraio e ai 41,3 miliardi del finire del 2020.
Johnson &Johnson, quotata anche a Londra, che diffonderà i conti del primo trimestre il 20 aprile, ha contenuto invece i guadagni all'1,1% a 162,2 dollari, al di sotto del picco di 179,4 dollari per azione dello scorso 26 gennaio, il massimo degli ultimi cinque anni, ma superiore ai 158,4 dollari di fine febbraio. La capitalizzazione è comunque in crescita, a 427,13 miliardi, rispetto ai 416,5 miliardi di dollari di fine febbraio e ai 414,3 miliardi della fine del 2020.
Esempio di stallo è AstraZeneca. Ha chiuso la settimana in lieve calo (-0,27%) a 7.380 sterline, sopra le 6.954 di fine febbraio, ma ben sotto le 8.320 del 20 luglio scorso, picco degli ultimi cinque anni. La capitalizzazione è a 96,8 miliardi di sterline, dopo il calo a 91,1 miliardi di sterline a fine febbraio dai 96,1 miliardi di fine 2020, dopo essere volata intorno ai 110 nel secondo e terzo trimestre 2020.