La crisi globale dei semiconduttori frena la produzione di tantissimi prodotti ma il Covid non c'entra
NEW YORK - Servono a tutti, da chi fa i computer a chi fa automobili - passando per elettrodomestici, impianti audio, smartphone e chi più ne ha - e al mondo pare che ce ne sia un'endemica carenza. Stiamo parlando dei chip, attualmente una delle risorse di cui nel nostro presente vi è scarsità (un'altra è il legno) e che preoccupa le aziende a livello globale.
In un recente articolo, Bloomberg ha tentato di capire i motivi alla base di questo ammanco mondiale di semiconduttori. Se da una parte, la componente materie prime - con diverse di queste che diventano più rare e difficili da estrarre anno dopo anno - dall'altra, il fattore davvero cruciale riguarda infrastrutture e know-how.
Sempre più potenti e polivalenti, ma anche più piccoli, complessi e fragili - i chip sono una risorsa difficilissima da assemblare: richiedono catene di produzioni all'avanguardia, tremendamente costose e che possono diventare obsolete in poco tempo con un impatto devastante sulla produzione e sulla forza lavoro.
In un momento storico in cui i semiconduttori sono una delle risorse più preziose, sono diversi i paesi che li hanno inseriti nelle loro politiche economiche. La Cina ha un piano quinquennale per raggiungere l'autosufficienza, Biden punta sulla produzione americana per tornare in vetta mentre l'UE valuta nuove misure affinché anche il Vecchio continente possa fare i suoi chip.
Ma perché è così difficile? Perché si tratta di piccoli, con componenti ancora più piccole e che devono essere assemblati in ambienti praticamente sterili e senza polvere. Per realizzarli vengono usati dispositivi di ultraprecisione, tra i quali anche i laser. Per la gran parte del tempo vengono maneggiati da macchine e gli uomini che ci lavorano sono infagottati in tute protettive.
Le fabbriche di chip sono la cosa più vicina alla fantascienza che ci sia sulla Terra e, per costruirne una ci vogliono dai 15miliardi di dollari. E molto probabilmente 5 anni dopo saranno già obsolete. Per questo motivo vengono fatte funzionare 7 giorni su 7 e 365 giorni all'anno.
Vincono solo i pesci più grossi: come scritto da Bloomberg si tratta di un mercato estremamente competitivo, e chi è sconfitto viene cancellato dalla faccia della terra. Al momento i tre leader sono Intel, Samsung e Tsmc che assieme nel 2020 hanno guadagnato 188 miliardi.
Le loro fabbriche sono molto avanzate, si stima che valgano circa 20 miliardi l'una, e generano di fatto una situazione di oligopolio. Con l'asticella ormai così alta, è difficile che altri attori possano introdursi nel mercato, indipendentemente dagli aiuti statali (come quelli pensati dall'amministrazione Biden) che rischiano di essere solo una goccia nel mare.