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RUSSIALa guerra travolge anche la vodka

27.02.22 - 18:29
Il governatore del New Hampshire ha annunciato la rimozione di tutti i prodotti russi. E non è il solo
Reuters
Fonte ats ans
La guerra travolge anche la vodka
Il governatore del New Hampshire ha annunciato la rimozione di tutti i prodotti russi. E non è il solo

MOSCA - Non ci sono solo le sanzioni contro le banche e gli oligarchi russi, o l'emarginazione della Russia nel mondo dello sport o l'esclusione da Eurovision. L'indignazione globale contro l'attacco all'Ucraina si traduce anche in una campagna - per il momento lanciata negli Stati Uniti e in Canada - per chiedere che dagli scaffali dei negozi e dai banconi dei bar sparisca il liquore simbolo della Russia: la vodka.

«Svuotate tutte le bottiglie di vodka russa e, insieme a munizioni e missili, speditele vuote in Ucraina affinché possano essere usate come bombe Molotov», ha twittato il senatore repubblicano Tom Cotton. La risposta - per fortuna non legata alle bottiglie incendiarie - è arrivata dal New Hampshire, dove gli alcolici si vendono in negozi statali: il governatore repubblicano Chris Sununu ha annunciato la rimozione di tutti i prodotti russi. Stesse decisioni, praticamente in contemporanea, sono arrivate da Ohio, Texas e Utah.

E in Canada, il Liquor Control Board dell'Ontario, la provincia più popolata del Paese, ha annunciato la rimozione di tutti i "prodotti russi" dai suoi 600 punti vendita. Tuttavia, la misura ritorsiva non farà particolarmente male alla Russia: di tutta la vodka consumata nei due Paesi, quella importata dalla Russia è circa l'1%, scrive il New York Times citando dati del Distilled Spirits Council of the United States, associazione dei produttori e distributori di alcolici.

Il boicottaggio di prodotti alimentari e bevande non è una novità in tempo di conflitti: nel 2003, ad esempio, quando la Francia si opponeva all'invasione dell'Iraq guidata dagli Stati Uniti, alcuni politici americani chiesero di boicottare il vino francese e se la presero con le patatine fritte, in Usa chiamate "French fries", chiedendo di ribattezzarle "Freedom fries".

Ma in rete non è solo la vodka nel mirino: c'è chi con il dilagante hashtag #BoycottRussia chiede di disinstallare Telegram, fondato dal russo Pavel Durov (peccato che Durov, che vive sostanzialmente in esilio, nel 2014 si rifiutò di consegnare ai servizi russi i nomi dei manifestanti ucraini presi da VK, una sorta di Facebook russo, e di chiudere l'account di Alexey Navalny); ma anche chi propone di non acquistare caviale e tè russi e di minimizzare l'uso di gas.

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