I colossi americani a testa in giù da Apple a Meta fino al petrolio. Profondo rosso per Dow Jones e Nasdaq ma anche Europa e Asia piangono.
I dazi di Donald Trump stanno spazzando via 2'000 miliardi di dollari di valore da Wall Street.
Per Apple - da sempre uno dei fari dell'economia Usa - stanno andando in fumo più di 300 miliardi di dollari, come commenta il Guardian, la situazione della Mela è doppiamente complicata dalla sua massiccia produzione in Cina e dalle complicazioni che questa scelta comporta, così come all'export in tutto il mondo.
Perdite sostanziose anche per altri colossi hi-tech, come Amazon (181,9 miliardi), Nvidia (143,4 miliardi), Meta (143,4 miliardi), mentre Microsoft e Google 69,1 miliardi ciascuna.
Caduta particolarmente violenta per un altro colosso americano, Nike (-13%) così come Ralph Lauren (-16%) e Goldman Sachs (-6%).
Anche il petrolio affonda sotto il peso dei dazi. Il Wti perde il 7,61% a 66,25 dollari al barile, mentre il Brent cede il 7% a 69,67 dollari. I dazi di Trump, commentano gli osservatori, arrivano in un momento piuttosto sfortunato, ovvero proprio dopo che i Paesi dell'OPEC+ avevano deciso di incrementare la produzione.
Lo spettro è quindi quello della sovrapproduzione che, per assurdo, potrebbe portare a prezzi alla pompa... meno cari.
Per le borse americane è una strage con il Dow Jones a picco a -3,70% e il Nasdaq a -5,80%. Ma se l'America piange, l'Europa (e gli altri mercati) di certo non ridono con lo stoxx (l'indice che raccoglie le principali capitalizzazioni europee) è in calo -1,5%. Male, quindi, ma non malissimissimo.
Nel Vecchio continente maglia nera per Zurigo (-2,45% - vedi box sotto, ndr.) e Parigi (-2,1%). Male anche Milano (-1,9%), Francoforte (-1,6%), Londra (-1,2%) e Madrid (-0,8%). I settori maggiormente colpiti sono quelli del lusso (-4,5%) e della tecnologia (-3,6%) mentre tengono le auto (-1,4%).
Più pesante l'impatto sui listini asiatici con Tokyo che ha ceduto il 2,8% e Hong Kong (-1,5%). In rosso ma senza particolare drammi la Cina con Shanghai (-0,2%) e Shenzhen (-1,1%). Discorso diverso, invece, è quello dei listini del sud-est asiatico con le economie dei singoli Paesi che sono "molto sensibili ai dazi statunitensi", spiegano gli analisti. Gli Stati Uniti, infatti, sono tra i principali partner commerciali di Singapore, Vietnam, Thailandia. E così, oltre al Vietnam, ha chiuso in calo anche la Borsa di Singapore (-0,3%) e quella della Thailandia (-1,4%).
Per la borsa di Zurigo è la seconda peggiore giornata dell'anno (ma le farmaceutiche sorridono)
La borsa svizzera chiude in forte ribasso una seduta tutta trascorsa a valutare la martellata inferta dai dazi americani: l'indice dei valori guida SMI ha terminato a 12'279,48 punti, in flessione del 2,45% rispetto a ieri. Si è trattato della seconda seduta peggiore dell'anno. L'SMI vede così erodersi ulteriormente una performance annuale che ancora alcune settimane or sono era entusiasmante. Al momento la progressione del 2025 è comunque ancora di tutto rispetto, pari al 6%.
A livello di singoli titoli in Svizzera è crollata Logitech (-16,53% a 63,00 franchi): il fabbricante di periferiche di computer produce in Cina, Taiwan, Malaysia e Vietnam, tutti paesi interessati dalla scure di Trump.
La giornata si è rivelata da dimenticare, nel comparto finanziario, pure per UBS (-8,33% a 24,55 franchi) e Partners Group (-6,58% a 1164,00 franchi), mentre si sono difesi un po' meglio gli assicurativi Swiss Life (-0,76% a 806,20 franchi), Swiss Re (-1,35% a 149,95 franchi) e Zurich (-1,97% a 607,60 franchi).
In controtendenza si è invece trovata Novartis (+0,50% a 97,30 franchi), favorita dal fatto che i prodotti farmaceutici non dovrebbero essere sottoposti ai dazi americani. Roche (-2,89% a 278,50 franchi) non è stata in grado di seguire il concorrente perché zavorrata da uno studio clinico negativo relativo al suo preparato Ocrevus, un farmaco contro la sclerosi multipla.
In un contesto che vedeva gli investitori propensi a tenere la testa bassa in trincea hanno brillato le azioni spiccatamente difensive, come quelle di Nestlé (+0,96% a 90,66 franchi) e soprattutto di Swisscom (+3,70% a 532,50 franchi).
Nel mercato allargato va segnalata perlomeno Swatch (-6,14% a 138,35 franchi), che ha subito in pieno il contraccolpo dei provvedimenti adottati a Washington.