La "fame" di Stati Uniti e Asia si riversa sull'Europa e tocca anche noi con carenze e rincari
SAN GALLO - Il mondo ha fame di legno e così, l'Europa e la Svizzera finiscono per trovarsi senza o dover pagare cifre proibitive per accaparrarsi una materia prima che, per molte aziende anche nostrane, è davvero fondamentale.
A lanciare l'allarme sono diverse testate d'Oltregottardo che parlano di un'endemica carenza nel mercato europeo di legname.
Questo perché c'è chi lo acquista da fuori: da una parte l'Asia, in posizione sempre più dominante sullo scacchiere mondiale per quanto riguarda le materie prime, dall'altra Canada e Stati Uniti - da anni ai ferri corti per quanto riguarda il commercio di legname - che limitano i danni acquistandone nel Vecchio continente e pagando prezzi fuori dal mercato.
E tutto questo in un momento in cui il legno è molto trendy anche sul mercato svizzero: per realizzare costruzioni nuove più "eco" e rispettose del clima, ma anche per i diversi lavori di restauro di locali e stabili rimasti chiusi durante la pandemia. E così, anche gli artigiani e i costruttori svizzeri sono costretti a guardare al di là dai confini nazionali.
«Attualmente dal 60 all'80% del legname utilizzato in Svizzera viene dai paesi vicini. In questo momento però pure in paesi grandi fornitori come Germania e Austria le riserve cominciano a scarseggiare e la cosa presto inciderà sui prezzi, anche in Svizzera», spiega alla Luzerner Zeitung Heinz Engler dell'Associazione dei proprietari forestali di San Gallo e del Lichtenstein.
Quindi rincaro sarà, ma di quanto? Secondo lui «ci possiamo aspettare che gli aumenti sul prezzo arrivino fino al 60%». Fluttuazioni verso l'alto che sono sì normali, anche considerando il prezzo relativamente basso del legno negli ultimi anni, ma attualmente «la crescita è eccessivamente rapida», spiega l'Associazione svizzera dell'industria del legno.
«Sì, forse ci converrebbe mettere tutto su una nave e spedire negli Usa», racconta un produttore di legname sangallese intervistato dalla Zeitung, «ma ci teniamo a vendere ai nostri clienti abituali, anche se dobbiamo dire che con tutta questa domanda - anche interna - abbiamo anche noi dovuto adeguare i prezzi e spesso c'è chi rischia di rimanere a bocca asciutta... Non penso che la tendenza cambierà in tempi brevi, il legno ormai è il materiale di costruzione del futuro. E in tanti, rimasti a casa per la pandemia, si sono dati ai lavoretti...».
«Abbiamo dovuto congelare i nuovi ordini, non riuscivamo a starci dietro», commenta alla Bote der Urschweiz il responsabile di un'azienda svittese che lavora con i lamellari del legno, anche questi richiestissimi, «siamo un'azienda a conduzione famigliare, abbiamo dovuto introdurre i doppi turni per stare dietro agli ordini e lavoravamo 6 giorni alla settimana. Alla fine abbiamo dovuto alzare bandiera bianca e imporre uno stop. Sarà così anche per il futuro prossimo? Probabilmente sì, se nel il XIX era quello dell'acciaio, il XX quello del cemento il XXI secolo è quello del legno».