Ogni momento è buono per fare un bilancio e capire quali tendenze abbiano sortito meno effetti del previsto
In molti, qualche mese dopo l’inizio della pandemia, si sono prodigati nel pubblicare liste di possibili trend legati al mondo della comunicazione online, tendenze molto promettenti che avrebbero dovuto crescere velocemente e integrarsi alle strategie di aziende piccole e grandi. Noi stessi abbiamo affrontato l’argomento all’inizio dell’anno, parlando di nuove community, di customer experience, e perfino di baby boomers.
Eppure, queste previsioni non sempre colgono nel segno: alcuni promettenti trend celebrati alla fine dello scorso anno si stanno rivelando poco dirompenti e molto meno diffusi di quanto sembrasse qualche mese fa. Oggi, vogliamo scoprire insieme a voi quali siano le tendenze che, per un motivo o l’altro, non sono riuscite ad avere in un’influenza incisiva nell’anno in corso.
Spoiler: non ce n’è nessuno di quelli erano stati elencati da noi!
Una modifica ormai quasi attempata, che sembrava potesse cambiare le logiche dell’engagement su Instagram: da quasi un anno e mezzo, partendo dal Canada e arrivando in numerosi altri paesi, la piattaforma ha scelto di “nascondere” i like sotto ai post. Sostanzialmente, nessun utente può vedere direttamente sotto a immagini e video postati da altri il numero di “mi piace” che quel contenuto ha guadagnato, può tuttavia vederlo sotto ai propri post.
Questo cambio di rotta ha fatto molto discutere per buona parte del 2020: nato come un tentativo di rendere il social meno opprimente per l’utente medio, brand e influencer si sono d’altro canto trovati con un indicatore di performance - a livello pubblico - in meno.
Eppure, poco tempo fa, il colpo di scena: secondo alcune indiscrezioni e anticipazioni, Instagram potrebbe tornare a mostrare i like, rendendoli facoltativi. In altre parole, ogni utente potrà scegliere se far vedere ai suoi follower il numero di cuori totalizzati, oppure se lasciarli privati.
Insomma, tanto rumore per nulla?
Con il termine “micro influencers” si intendono tutte quelle persone (o personalità) che sul web hanno un numero di followers indicativamente compreso tra 1000 e 10000. In linea con i dettami dell’Influencer Marketing, i brand che desiderano aumentare la propria visibilità online possono affidarsi a delle collaborazioni con queste figure, che si fanno carico di promuovere marchi, servizi e prodotti nei propri contenuti, consigliandoli ai loro seguaci.
A questo proposito, affidarsi a un micro influencer comporta diversi vantaggi, non soltanto economici - a fanbase più modesta corrisponde, solitamente, un servizio a costi più contenuti - ma anche in termini di performance. Molti consumatori ritengono i micro influencer più “affidabili” dei testimonial di massa, di conseguenza con loro si alza la media delle conversioni.
Eppure, non tutti si sono fatti convincere: affidarsi a loro come parte di una strategia di marketing non sembra suonare bene a molti brand, specialmente quelli più grandi, che preferiscono rivolgersi a influencer con maggiore seguito. D’altro canto, sono un’opzione di gran lunga più accessibile per le attività locali, che magari hanno bisogno di attirare l’attenzione di una fetta di pubblico ben geolocalizzata. Insomma, questione di proporzioni.
Giovanissimo e popolarissimo: TikTok è stato per molti mesi sulla bocca di tutti, non solo su quella degli addetti ai lavori. Nel 2020, la piattaforma è cresciuta a una tale velocità da rappresentare una seria competizione per il titano Facebook, fino ad arrivare a circa 800 milioni di utenti attivi raccolti nel giro di soli tre anni. Ne abbiamo parlato anche noi qui.
La maggior parte di questi utenti, peraltro, sono adolescenti e giovani adulti: secondo i dati raccolti da Oberlo, il 41% degli iscritti a TikTok ha tra i 16 e i 24 anni. Anche questo aspetto ha attirato moltissimo l’attenzione dei brand, che hanno visto in questa piattaforma la chiave di volta per conquistare i cuori della generazione Z, un target per nulla semplice da decifrare.
Eppure, oggi se ne parla sempre di meno, anche tra gli articoli di settore. TikTok rimane un popolarissimo social network apprezzato da ragazzi e ragazze. Nel frattempo, ha sviluppato anche un sistema di sponsorizzazione, per permettere ai brand di fare delle inserzioni a pagamento. Rimane anche, tuttavia, una piattaforma molto giovane: è ancora presto per capire se il suo successo durerà nel tempo, e se sia quindi un autentico rivale per i competitor più anziani e strutturati.
Il mondo del marketing digitale è fatto proprio di questo: trend che arrivano e si spengono, tendenze che diventano parte della nostra quotidianità e altre che scompaiono come stelle comete. Potremmo dire che è il suo aspetto più affascinante, e allo stesso tempo il più complesso.
Le novità sono molte e stare al passo non è sempre semplice, soprattutto se vogliamo applicare al nostro brand gli strumenti di comunicazione in rete. La comunicazione digitale sta diventando sempre più elaborata, con opportunità davvero numerose. Tanto numerose che è difficile scegliere quale faccia per noi: se hai un’attività, potrebbe esserti capitato di avere lo stesso dubbio. Contattaci per una consulenza gratuita: ti aiuteremo a trovare la strada per raggiungere i tuoi obiettivi di business.
Articolo a cura di Linkfloyd Sagl, agenzia di marketing e comunicazione in Ticino.