Il cantautore ha tracciato un bilancio della sua vita e raccontato la sua infanzia
ROMA - Ha compiuto 50 anni ad aprile Gianluca Grignani, artista spesso preso di mira per i comportamenti sopra le righe ma sempre apprezzato per l’originalità e la bellezza delle sue canzoni. Un traguardo, quello dei 50 anni, che ha permesso al cantante di tracciare un bilancio positivo della sua vita, sulle colonne del Corriere della Sera. «(Gli anni) ci sono e me li sento tutti - le sue parole - . Ma non è un periodo di buio, è un periodo di raccolta. Ho cominciato a seminare quasi trent’anni fa e adesso eccomi, voglio i frutti».
La “semina” è iniziata quando Grignani era ancora piccolissimo: a 6 anni già scriveva poesie, da adolescente le prime canzoni. Un modo per fuggire da una realtà poco piacevole e un’infanzia vissuta a Precotto, periferia di Milano. «Palazzoni di cemento, un campetto di calcio, una famiglia non facile - ha raccontato l’artista -. Papà se ne andò di casa e si fece una famiglia a parte, mamma fece di tutto per crescere me e mia sorella, ma a me l’affetto è mancato. Oggi, in fondo, capisco i miei. Li ritrovo nelle stesse ansie che ho io da genitore, in quella paura di non essere all’altezza. Ma non sempre loro mi hanno capito. Esempio: io volevo fare la scuola d’arte ma loro me lo impedirono perché, pensi un po’, erano convinti che lì giravano le canne. Non sapevano che io le canne avevo cominciato a farmele che ero poco più di un bambino e me le facevo altrove».
Dopo il boom come cantante Grignani ha vissuto momenti difficili, di grande solitudine. «Il giorno più brutto della mia vita? Un’immagine precisa. Io da solo in questa grandissima casa (la villa a San Colombano al Lambro, ndr). Nel salotto, letteralmente aggrappato a una sedia. Aggrappato per non cadere in chissà quale abisso. Guardo fuori dalla finestra, un tempo uggioso, aspetto qualcuno. Non una persona particolare, qualsiasi persona. Ma passano le ore e non arriva nessuno. Non c’è nessuno e io mi sento solo come non mai. La separazione è qualcosa che fa male dopo un po’. E siccome io non ho stretti contatti con i miei genitori, quando mi sono separato ho sentito una solitudine dolorosissima, la consapevolezza di essere senza nessuno. Non ero in me quel giorno, è chiaro. Ma non era lontananza dalla realtà, era dolore».
Dolore che Grignani ha messo in musica, a differenza dell’amore. «Non ho mai amato in vita mia - dice - Ho scritto canzoni d’amore per trovare qualcuno da amare. Ma io sono vergine su quel territorio, non credo di aver mai amato nei modi che ho in testa. Non voglio parlarne, però». Infine, una battuta sul paradiso che l’attende: «Pieno di birra e di donne. Ma non è mia: l’ho rubata a Sean Penn».