Dagli Slam agli sponsor, altre nuvole nere incombono sulla testa di Nole. La parola al ticinese Luca Margaroli.
«Djokovic “perfetto cattivo” del tennis mondiale? È sempre stato un po' all'ombra di Federer e Nadal, amatissimi dai tifosi. Ha sofferto questo status e ora, da questa vicenda, sicuramente non ne esce bene».
MELBOURNE - Perso il braccio di ferro con il governo australiano, Novak Djokovic è uscito con le ossa rotte dal rebus d'inizio anno, ovvero dalla telenovela che, tra ribaltoni e colpi di scena, ha portato alla sua rumorosissima espulsione dalla terra dei canguri. Se in Patria è stato riaccolto quasi come un eroe, con tanto di scritte sulla torre di Belgrado («Sei l'orgoglio della Serbia») e molti fan ad attenderlo all'aeroporto al coro «Dio ti benedica, Nole», la maggior parte dell'opinione pubblica si è fatta un'idea ben diversa.
I tanti scivoloni, con errori anche importanti sulle regole Covid e nel modulo d'ingresso in Australia - sviste ammesse dallo stesso Djokovic con responsabilità sue e del suo agente -, non hanno certo giovato all'immagine del giocatore, evidenziando tratti di superficialità, sprezzo delle regole e mettiamoci pure un po' di arroganza. A questo proposito Lacoste, sponsor tecnico del 34enne, ha già fatto sapere che «analizzerà gli eventi che hanno scatenato una battaglia legale di quasi due settimane e impedito a Novak, non vaccinato, di difendere il suo titolo agli Australian Open».
Sull'argomento, ancora sulla bocca di tutti, abbiamo interpellato il ticinese Luca Margaroli, già ammirato in Coppa Davis a difendere i colori rossocrociati.
«Se è vero che Djokovic ne è uscito sconfitto, anche il Governo e Tennis Australia hanno fatto una figuraccia complici alcune contraddizioni», interviene il 29enne, attualmente impegnato a Forlì nel suo primo torneo del 2022.
Fenomenale in campo, negli anni Nole non è sempre riuscito a farsi amare dal pubblico. Vuoi per la rivalità con Federer e Nadal - apprezzatissimi -, vuoi per alcuni tratti caratteriali da “perfetto cattivo” del tennis mondiale.
«Sicuramente da questa querelle non ne esce bene - aggiunge il ticinese - È sempre stato un po' all'ombra di Roger e Rafa, soffrendo questo status e aspettando l'occasione per togliersi dei sassolini dalle scarpe. Anche il suo entourage si è fatto notare per alcune dichiarazioni forti e non l'ha sempre ben consigliato. Per l'Australia, ad esempio, le regole erano chiare fin dall'inizio. Secondo me si era già messo il cuore in pace ed era pronto a rinunciarvi. Poi è sorta questa possibilità dell'esenzione medica che ha dato il via alla telenovela, dove politica e burocrazia non potevano però far finta di niente».
Ora, guardando al proseguo della stagione, si stanno già addensando altre nubi nere sulla testa di Nole, che a livello di Slam - stando alle norme attuali - rischia di non poter giocare nemmeno il Roland Garros né gli US Open.
«Anche in Francia ora si gioca solo da vaccinati. Dovrà prendere delle decisioni importanti. Avrà tempo per riflettere, ma lo vedo molto fermo sulle sue posizioni. È sempre stato coerente nelle sue dichiarazioni e in tanti aspetti della sua carriera. A partire anche dall'alimentazione vegana. Non mi sorprenderebbe se non cambiasse idea».
Perso per strada il numero 1 al mondo, in Australia il Major è comunque iniziato e i riflettori si sono finalmente spostati sul tennis giocato.
«Sì, fin qui se n'è parlato poco. Della vecchia guardia è rimasto Rafa, ma vedo favoriti altri giocatori come Medvedev e Zverev, pronti a cogliere l'occasione».