«Voglio bene a Renzetti e spero che tutto si concluda per il meglio, ma mi permetto di dubitare di questa acquisizione».
Sergio Dell'Acqua aveva proposto al "Pres" un Gruppo UK interessato al club bianconero: «Alla fine c'è stato solo un lungo tira e molla. Angelo ha cambiato i termini dell'offerta sei volte».
BREGANZONA - C'è molta attesa in casa Lugano. La nuova proprietà bianconera attende infatti la licenza della SFL, che dovrebbe esprimersi prossimamente in tal proposito. Prima di concedere l'ok al club ticinese la Swiss Football League - che, come ha spiegato il "CdT" nei giorni scorsi, ha negato in prima battuta la mini-licenza ai potenziali nuovi partner di Novoselskiy - ha di conseguenza deciso di analizzare minuziosamente la situazione legata ai nuovi acquirenti, per capirne l'affidabilità.
In questo contesto Sergio Dell'Acqua – amico di Angelo Renzetti – si è espresso in merito alla recente cessione delle quote del “Pres”. Bisogna sottolineare che, a suo tempo, il 65enne aveva trovato dei potenziali compratori interessati al Lugano e fra questi figurava anche un importante Gruppo UK, che ha una holding internazionale con varie squadre annesse. «Il rapporto con Angelo risale al 2016, anno in cui mi diede il mandato per trovare un acquirente», è intervenuto il 65enne. «Avevo portato due gruppi ma tutto finì in un nulla di fatto. Decisi quindi di prendere contatto con alcuni miei amici professionali con sede a Londra, conosciuti in passato quando per motivi di lavoro vivevo nel Regno Unito. Mi segnalarono così il Gruppo di Mark Campbell, intenzionato a creare una holding del calcio».
Come si è svolta la trattativa? «In accordo con Renzetti ho organizzato sette incontri a Lugano con il Gruppo di Mark, uno con Badaracco e altri due con Novoselskiy. Dal canto suo Angelo aveva controfirmato la "Letter of Intent" del Gruppo UK (ndr, documento sottoscritto dalle parti durante la trattativa per concludere un contratto, dove si fissano tutti gli accordi già presi e i movimenti futuri, senza che questo le impegni a finalizzare l'accordo), ma alla fine c'è stato soltanto un lungo tira e molla. Angelo all’inizio della trattativa aveva sempre dichiarato che il suo 60% fosse libero, cosa che è poi risultata non vera in quanto la sua quota è bloccata presso lo studio legale che patrocina Novoselskiy».
A quando risale l'ultimo incontro? «Tre settimane fa. Questi meeting - richiesti dallo stesso Renzetti - avevano come scopo di finalizzare proprio l’acquisizione. In quella circostanza Novoselskiy ha però dichiarato la sua contrarietà di vendere al Gruppo UK, facendo trasparire senza mezzi termini la volontà di voler acquistare lui stesso il club bianconero. L'operazione in questione sarebbe però stata finanziata da un ipotetico Fondo arabo. Da parte sua Angelo, con il Gruppo UK, ha cambiato i termini dell’offerta sei volte e ha sempre preteso il deposito di denaro, prima di firmare il contratto di compravendita. Con gli ultimi arrivati si è invece accontentato del "proof of funds", ovvero una documentazione che certifica che un individuo, istituzione o società dispone di fondi sufficienti per completare una transazione. Sono un ex banchiere di professione e pertanto conosco molto bene questo tipo di dichiarazioni. Nell’ultimo paragrafo la banca garante inserisce sempre una clausola di non responsabilità. Secondo me hanno davvero poco valore».
Qual è la tua idea? «Novoselskiy ha portato questo nuovo gruppo per prendere tempo e si augura sempre di riuscire a mettere le mani sul Lugano a un prezzo molto ridotto. Credo che Angelo abbia sbagliato a incassare i due milioni di franchi da lui (ovvero il 40% delle quote), poiché così facendo gli ha dato il diritto di prelazione, così come il "Tag Along" (ndr, il socio di maggioranza che vuole trasferire le proprie quote a terzi, deve garantire anche ai soci di minoranza la possibilità di vendere alle stesse condizioni). Queste clausole danno più potere all’azionista di minoranza e Leonid ha ancora il dente avvelenato per essere stato escluso dal Team Ticino. La mia sensazione è che questa acquisizione sia un “fronting” (ndr, un rischio assunto da un’impresa viene riassicurato nella sua totalità. Questa procedura viene adottata quando il riassicuratore non può sottoscrivere un certo rischio in forma diretta, ma ha convenienza ad assumerlo in proprio nella misura massima consentita)».
Nutri dunque qualche dubbio a proposito della nuova proprietà? «Ho ricevuto, da parte di alcuni amici brasiliani, delle informazioni strane sull'ipotetica nuova proprietà e basta andare su internet per vedere le problematiche che coinvolgono il proprietario. Questo gruppo è entrato in contatto con Renzetti soltanto due mesi fa e probabilmente non sono stati approfonditi bene i dati relativi all'oggetto della trattativa. In pratica Leonid ha avuto a disposizione tre opzioni per acquistare il Lugano, ma in sostanza ha soltanto fatto perdere tempo ad Angelo. Inoltre l'acquirente Thyago Rodrigo De Souza ha detto di essere un bravo ragazzo: come si dice in latino: ”Excusatio non petita, accusatio manifesta”. Spero per Angelo che tutto si concluda per il meglio, perché gli voglio bene e se lo meriterebbe, ma mi permetto di dubitare di questa acquisizione».
Cosa ne pensi del futuro polo sportivo degli eventi (PSE)? «Ritengo quest'opera importante, poiché rispecchia le necessità e la cultura dei ticinesi. Al contrario del LAC, se posso permettermi, che ha svuotato le casse Comunali e che fin dall’apertura è stato mantenuto dai contribuenti luganesi».