L'ex presidente del Lugano: «Con la nuova formula si arriverebbe a gestire con più oculatezza e attenzione le finanze»
«Il fallimento dell'Italia? I problemi vengono a galla quando le cose improvvisamente non girano più. Il tutto viene ingigantito dalla stampa, ma non solo, e la pressione sale».
LUGANO - Il calcio svizzero verso la rivoluzione? La strada sembra essere proprio questa. A partire dalla stagione 2023-24 la nostra Super League potrebbe trasformarsi in un torneo tutto nuovo e generalmente molto più accattivante. I playoff (ma non solo) renderebbero sicuramente il torneo più affascinante. Troppo spesso in passato, negli anni d'oro del Basilea ma anche recentemente con l'YB, abbiamo vissuto dei campionati spogli di significato già a partire da gennaio. Giusto dunque ingegnarsi e pensare come rendere il prodotto maggiormente appetibile. La proposta, articolata e decisamente intrigante, verrà votata il prossimo 20 maggio.
Nel frattempo ne abbiamo parlato con Angelo Renzetti, uno che la Super League la conosce nei minimi dettagli. «Mi piace l'idea e analizzando la nuova formula possiamo dire che è accattivante. Già l'idea di voler fare qualcosa è un ottimo punto di partenza. Si sta cercando di rendere ogni partita il più attraente possibile, non come adesso. Come sempre, però, saranno i fatti a dirci se la formula scelta soddisferà il palato di tutti. Tifosi, TV, sponsor».
La formula attuale va "svecchiata" e non è più al passo coi tempi?
«Il problema lo riscontrano in particolare le squadre medio-piccole, come il Lugano. Ogni anno i conti bisogna farli quadrare nonostante sia sempre presente il pericolo di retrocedere. Scendere in Challenge League rappresenta un bagno di sangue, non solo sotto l'aspetto sportivo. Con questa nuova formula si arriverebbe a gestire con più oculatezza e attenzione le finanze. La parte bassa della classifica, infatti, è sempre molto equilibrata e avere poche certezze per tutta la stagione è logorante».
Cambiamo tema: fra due settimane il Lugano giocherà la partita dell'anno...
«La Coppa Svizzera è molto strana. Vi faccio un esempio: nel 2016, anno della finale, siamo andati a Lucerna con poche speranze per disputare la semifinale e avevamo vinto 2-1. L'anno scorso è invece successo il contrario: a Cornaredo, in una serata dove soffiava un vento incredibile, abbiamo dominato la partita contro gli stessi lucernesi ma siamo usciti battuti ai supplementari. Già solo questo ci dà l'idea di cosa sia la Coppa e di quanto sia imprevedibile. Spero ce la facciano poiché se lo meritano. Croci-Torti? Sta facendo molto bene».
Un'ultima battuta sull'Italia, che ha mancato clamorosamente la qualificazione al Mondiale...
«Evidentemente il fallimento ha diverse cause. Quando c'è euforia, come durante e dopo l'Europeo, in Italia sono capaci di esaltarsi e di fare delle cose incredibili. I problemi vengono a galla quando le cose improvvisamente non girano più. Il tutto viene ingigantito dalla stampa, ma non solo, e la pressione sale. Ma ci sono anche altri problemi...».
...quali?
«Trattano i ragazzi con appena un po' di talento come se fossero già dei campioni. Alcuni genitori per fare arrivare i loro figli tendono a prendere qualsiasi scorciatoia pur di portare in alto il ragazzo. A volte ingaggiando e pagando persino dei procuratori. È tutto il meccanismo che è sbagliato».