«Il mio è stato un gesto d’amore, non un tradimento»
«Gravina non mi voleva più».
ROMA - Dopo lo shock e il malumore, dopo che a parlare sono stati altri e le ricostruzioni si sono sprecate, Roberto Mancini ha deciso di rompere il silenzio. L’ex selezionatore dell’Italia ha spiegato a molti dei media della vicina Penisola i motivi che lo hanno spinto a fare un passo indietro. Il 58enne tecnico jesino ha raccontato la sua verità, deviando verso la federazione parte del veleno dal quale è stato sommerso negli ultimissimi giorni.
«Non ho fatto niente per essere massacrato così - ha spiegato l’allenatore - Mi sono assunto tutta la responsabilità della decisione. Non mi sono nascosto. Non mi sono mai permesso di accusare nessuno e mi ritrovo accusato. Avevo parlato con il presidente Gravina e cercato di spiegargli le mie ragioni: gli ho detto che avevo bisogno di tranquillità, non me l'ha garantita e quindi mi sono dimesso. È da un anno che Gravina cercava questa situazione. È da tempo che pensava cose opposte alle mie. Si è mai visto un presidente federale che cambia lo staff del suo allenatore? Gli ho fatto capire che non poteva, ma ha giocato sul fatto che un paio erano in scadenza: doveva mandare via me a quel punto».
Confermato che la nomina di Buffon e i rumors su Bonucci non hanno pesato sulla sua scelta («Ho solo grande stima di Gigi, mentre è totalmente inventata la storia di Leo»), il Mancio ha sottolineato come avrebbe potuto lasciare l’incarico dopo la mancata qualificazione al Mondiale, ma fu convinto a rimanere, e che il futuro è tutto da scrivere. Il suo e quello della nazionale: «Mancano 25 giorni alla prossima partita, non tre. Penso di essere sempre stato corretto. Arabia? Non nego che ci sia l'interesse da parte loro. Comunque ora non voglio pensare a niente».