Arno Rossini: «Il calciatore che critica pubblicamente l’allenatore? Deve essere immediatamente messo in riga»
«Lamentarsi, esprimere perplessità, alzare la voce, va bene, ma deve essere fatto nei posti giusti».
SION - Nel giro di pochi giorni, a livello nazionale e anche internazionale, si è assistito a due episodi “rari”. Si sono ascoltate le parole di due calciatori che, alla fine di una partita, hanno criticato scelte e lavoro del loro allenatore. Hanno violato la sacralità dello spogliatoio parlando, aspetto appunto inconsueto, senza nascondersi dietro alla banalità di frasi fatte. A Lugano lo ha fatto Jonathan Sabbatini dopo la sfida di Conference League contro l’Union Saint-Gilloise. A esternare del malumore, per la Svizzera ci ha invece pensato Granit Xhaka, polemico dopo il pari incassato a tempo scaduto in Kosovo.
Da che parte ci si deve schierare? Si difende la libertà di parola o si punta sul “i panni si lavano in casa”?
«In una buona famiglia la lavanderia è al piano di sotto - è intervenuto Arno Rossini - Sulla terrazza non si fa nulla, di sicuro non ci si mette a strillare».
Chiarissimo. Eppure, come parte integrante del gruppo, un giocatore dovrebbe avere il diritto di dire quello che pensa.
«E su questo siamo d'accordo. In generale io non critico il calciatore che si lamenta, che esprime le proprie perplessità. Anche che alza la voce. Le parole devono però essere dette nei posti giusti. Non ti va bene qualcosa? Perfetto. Durante l'allenamento, in albergo, in privato… prendi il tuo allenatore o il responsabile della società o della federazione, come nel caso di Xhaka, e spieghi cosa secondo te non sta andando».
Perché la critica pubblica non va bene?
«Perché è destabilizzante: può andare a minare l'equilibrio di uno spogliatoio. E, nel calcio soprattutto, l'armonia in un gruppo è tutto. E quando parlo di gruppo inserisco anche l'allenatore. Un tecnico criticato a mezzo stampa è infatti un tecnico che perde parte del suo potere e della sua credibilità».
E come la recupera?
«Il calciatore in questione deve essere immediatamente messo in riga. Granit, nel caso specifico, è poi recidivo, oltre che essere l'uomo più importante in Nazionale. Per questo la sua uscita è da condannare completamente. Se il tuo giocatore più rappresentativo si permette di criticarti pubblicamente, non basta poi una buona prestazione o una vittoria, come quelle contro Andorra, per sistemare tutto. Credo che a Xhaka abbiano chiesto di scusarsi davanti ai compagni. Questo fa un capitano: si assume delle responsabilità e mette il bene del gruppo davanti a ogni cosa. Per quanto riguarda la federazione o il club, quel che deve fare è pretendere il rispetto dei ruoli. Per il bene di tutti».