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SENZA TRUCCO SENZA ING…ARNO«Avesse i dirigenti dell’Inter, il Milan farebbe molto, molto meglio»

18.12.24 - 08:00
Arno Rossini: «Ibrahimovic dov’è? Compare solo quando il Milan vince»
Imago
«Avesse i dirigenti dell’Inter, il Milan farebbe molto, molto meglio»
Arno Rossini: «Ibrahimovic dov’è? Compare solo quando il Milan vince»
«Fonseca è un bravo tecnico, ha commesso degli errori ma ha anche avuto il coraggio di prendere decisioni forti».
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MILANO - Dagli occhi lucidi per la festa dei 125 anni sono sgorgate lacrime amare. In grande difficoltà in campionato, incerto, senza una precisa idea di gioco e con interpreti che non sempre gettano il cuore oltre l’ostacolo, il Milan di oggi è un lontanissimo parente di quello che, neanche troppo tempo fa, dominava il mondo. Più che per la perdita di “potere”, i tifosi stanno in ogni caso contestando il loro club per la perdita… della bussola. 

Passi che lo strapotere economico degli anni d’oro di Berlusconi non c’è più (e probabilmente non tornerà); di quel periodo glorioso il Diavolo odierno non ha però nemmeno il pragmatismo, la visione, la capacità di programmare.

«Quei tempi sono andati - ha sottolineato Arno Rossini - a Milano, ma in realtà in quasi tutte le piazze, trovare un proprietario come Berlusconi, innamorato e con grandi disponibilità finanziarie, è quasi impossibile. Fare il proprietario è rischioso. Guardate Cairo a Torino: paga e si prende del c***ione. Per questo, quando non hai risorse infinite, per provare a primeggiare serve che tu abbia un’idea precisa. Un progetto. E in questo Milan non vedo nulla di tutto ciò».

Dirigenza, allenatore, giocatori: la contestazione tocca tutti.
«In questo caso le colpe non vanno condivise. Essenziale perché una società vada bene è che la dirigenza sappia il fatto suo. In rossonero invece, oltre a fare scelte di mercato poco chiare, la dirigenza quasi non c’è».

Cardinale, Scaroni, Ibrahimovic.
«Ecco, parliamone. Cardinale è negli Stati Uniti, ha fatto un investimento sperando di ricavare soldi. Amore? Visione sportiva? Niente. Scaroni si vede ogni tanto, ma in realtà non mi pare abbia troppo peso sulle vicende sportive. Ibra, infine, dov’è? Io non ho ancora capito cosa sta facendo. Compare quando i rossoneri vincono, per il resto sta in silenzio. Serve chiarezza. Serve capire chi comanda. Serve sapere a chi rivolgersi quando le cose non vanno bene. Serve che la società abbia un’identità precisa. La confusione non porta a nulla. E di confusione, a Milano, ce n’è tanta».

A Milano… a casa Milan.
«Ecco, perfetto. All’Inter il referente è Marotta. Ha un ruolo e poteri chiari. E come lui Ausilio. Lancio una provocazione. Secondo me, con questi dirigenti, questo Milan starebbe facendo molto, molto meglio».

Allenatore e giocatori salvati, dunque?
«Fonseca è un bravo tecnico, con idee ed esperienza internazionale. Ha commesso degli errori? Certo, ma ha anche avuto il coraggio di prendere decisioni forti. Le difficoltà incontrate sono in ogni caso figlie soprattutto dell’incertezza che arriva dai piani alti. Io lo sosterrei e lo farei lavorare. I giocatori, invece, qualche colpa ce l’hanno. Non tutti, ovviamente. Chi onora la maglia, chi si impegna al massimo - e ha qualità - è giusto che vada avanti. Gli altri…».

I soliti: Theo, Leão…
«Non sono continui, non lavorano bene, non riescono a giocare al loro livello. Rimango della mia idea: finché hanno un buon valore di mercato, li venderei. Le qualità tecniche sono importanti? La testa di più».

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