Un ex calciatore famoso ha raccontato alcuni retroscena riguardanti le scommesse nel mondo del pallone e non solo
«È impossibile mettere un freno».
ROMA - Il tema del calcioscommesse è tornato prepotentemente d'attualità in Italia. Ma come funziona tutto questo "giro"? Chi sono le persone coinvolte? Al quotidiano "Il Giorno", è un ex calciatore famoso - che ha preferito rimanere anonimo - a svelare alcuni clamorosi retroscena.
«Scommettevo pure io, è vero - ha detto - Puntatine di 200-300 euro al massimo dopo qualche “soffiata” di gente che frequentava il nostro ambiente. A volte andava bene, più spesso male, visto che in pochi mesi ci ho rimesso circa 50mila euro».
Soffiate rivelatesi spesso fasulle... «Questo lo abbiamo capito dopo - ha continuato l'ex atleta - Io e altri miei ex colleghi ci fidavamo. Quasi tutti i weekend il ritrovo era a Milano: serate goliardiche e spensierate fra amici in discoteca o nei ristoranti del centro. C’erano giocatori importanti, che avevano guadagnato tanto in carriera, ci si sfidava per vedere chi aveva avuto le dritte giuste, per poi ritrovarci il lunedì e prenderci in giro. Se si riuscirà a metterci un freno? No, è ciclico. Ci si ferma per qualche mese, poi ricomincia tutto come prima. Anzi, peggio. Un tempo si andava a scommettere nelle ricevitorie, c’era il tempo di scoprire flussi anomali nelle giocate, ma ora con le “puntate“ online anche su siti illegali è tutto incontrollabile».
Un vizio che tocca tutti gli attori coinvolti del pallone, nessuno escluso... «Fino a qualche anno fa in Italia l’80% dei calciatori e dei dirigenti scommetteva, pur facendolo per interposta persona. A me è capitato di assistere a cose assurde durante le serate di partite a carte: tutto facile con internet, bastava un clic, e poi un altro, ogni volta che si premeva il tasto si puntavano 10mila euro. Un importantissimo ex calciatore giocava con noi a poker e compulsivamente scommetteva. Una volta su una partita si puntò sul 3-3... E quella gara finì proprio 3-3».
I presidenti da esempio? Macché... «Il pessimo esempio arriva sempre dall’alto: pochi anni fa ci fu un presidente che si comprò a 200'000 euro l’una dieci partite per salvarsi: spese 2 milioni, seduto dietro ad una scrivania. Pagava ma... scommetteva. Mica scemo. E si mise in tasca qualcosa come 3-4 milioni di euro... Molti sapevano, nessuno fece nulla».