Nel weekend si decide il Mondiale e Martin ha in mano il suo destino. Rolfo: «Spero di vedere una battaglia bella e pulita fino alla fine»
Lo spagnolo deve “solo” chiudere i conti - con Pecco e magari in parte anche con Ducati - per volare poi all'Aprilia da campione del mondo: «Hanno scelto Marc ma non mi aspetto sfoghi. L’addio più acceso è quello di Pramac Racing».
BARCELLONA - «Invece di correre a Valencia, la MotoGP correrà per Valencia, colpita da devastanti inondazioni», con questo comunicato la Dorna aveva ufficializzato lo spostamento a Barcellona dell’ultimo round stagionale, che nel weekend assegnerà la corona di campione del mondo.
Sarà l’epilogo del duello tra Martin e Bagnaia, con lo spagnolo che vede il bersaglio grosso e ha 24 punti di margine sul piemontese, che tra sprint e gara completa ne può ottenere al massimo 37. Questo colloca Pecco ai piedi di una ripidissima montagna. Non solo dovrà essere perfetto, ma dovrà anche sperare in un enorme passo falso del rivale, già promesso sposo dell’Aprilia per la prossima stagione. Martinator potrebbe dire dunque addio alla Ducati da campione del mondo. Non uno smacco, questo no, ma nemmeno uno scenario idilliaco per Borgo Panigale.
«Tutto vero, il piatto proposto al Montmelò sarà ricchissimo - interviene Roby Rolfo, pilota dall’importante trascorso nel Motomondiale e in Superbike - Sono tantissimi i fattori d’interesse per una gara che, dopo i fatti drammatici che hanno colpito la Spagna, è diventata anche un atto di solidarietà verso la comunità valenciana».
Martin, se fossimo nel Texas hold 'em, parte pre-flop con una mano da asso-asso. Per cambiare il finale di questa storia servirebbe un ribaltone di quelli clamorosi.
«Nei motori non si sa mai quello che può succedere. Una scivolata, un errore, un contatto. Quel che spero è di vedere una battaglia bella e pulita fino alla fine, come lo è stata anche nell’ultima emozionante gara in Malesia. Lotta vera e accesa, ma distante da alcune manovre oltre i limiti mostrate in passato da altri interpreti come Marquez».
Bagnaia ha vinto 10 gare complete su 19, eppure è a -24. Questo vuol dire che nel complesso ha sbagliato più del solito ed è sorprendente per colui che veniva definito come un ragioniere, anche capace di accontentarsi e gestire.
«Ci fa capire quanto conti la costanza in un Mondiale. Non basta la velocità e ne sanno qualcosa anche i vari Marquez e Acosta, magari anche più rapidi come guida pura, ma meno concreti. Quest'anno Bagnaia ha pagato dazio a livello di tensione. Come nelle partenze di Aragon e Misano, dove si è lamentato per un problema tecnico e ha perso lucidità. Di fronte a problemi da risolvere in tempi stretti - come dopo le qualifiche - a volte ha smarrito la bussola e ha patito la pressione, scaricando un po’ le colpe sul team. Nel testa a testa invece resta molto bravo».
Anche l'iberico però qualcosa ha concesso.
«Ha commesso un errore gravissimo a Misano, rientrando ai box per cambiare moto dopo due gocce d’acqua. Quello è stato peggio di una scivolata, poi però si è ripreso e nel complesso come pilota è cresciuto tantissimo. Dai box, più che i tempi dei rivali, gli segnalavano tante volte di mantenere il “focus”, di rimanere concentrato sulla gara. In passato gli è capitato di buttare tutto alle ortiche quando aveva il GP in pugno. Chapeau perché non è facile lavorare sul mentale».
Ora gli manca l’ultimissimo passo. Avrà tutti i riflettori puntati addosso e un harakiri sarebbe imperdonabile. Una mazzata anche per il prosieguo della carriera.
«Vero. Deve un po’ uscire da quell'ombra di pilota che perde lucidità nei momenti importanti».
Nel weekend può chiudere i conti e un capitolo importante della sua carriera. Vincere per volare poi all'Aprilia da campione del mondo e far rimuginare la Ducati, che di fatto gli ha preferito Marc Marquez.
«Di certo non sarebbe un addio in sordina, di quelli che non fanno rumore. È anche vero che in Ducati, con 8 moto che di norma stanno davanti alle altre, come primo obiettivo hanno quello di avere il loro marchio campione del mondo. E così sarà. Poi c’è differenza tra il trionfo di un team satellite e quello ufficiale, questo sì. Faranno di tutto a livello interno per mettere Bagnaia nelle condizioni di essere superiore. Mentre Pramac lavorerà di squadra come messa a punto per Martin».
A proposito di Marquez, scelto al suo posto nel team ufficiale per il prossimo anno, cosa ci dici?
«Penso che come talento Marc rimanga il migliore. Se sta in piedi e ha buone sensazioni riesce a inventarsi traiettorie che gli altri non vedono. Ha qualcosa in più come estro. Però ha sempre forzato tantissimo pagandone le conseguenze. Anche quest’anno voleva subito tornare sul podio e ha avuto troppa foga. Poi ci è riuscito, ma all’inizio ha cercato qualcosa di troppo. Nel 2025 dovrà fare maggiore attenzione e sulla lotta interna con Bagnaia mi auguro che non si crei troppa rivalità. Sana sì, ma non oltre. Insomma che si tenga la battaglia “interna” pulita come lo è sempre stata tra Pecco e Martin».
Una volta messo il titolo in bacheca, è possibile che Martin si “sfoghi” con Ducati e si tolga qualche sassolino dalle scarpe?
«Non me l'aspetto. Non credo voglia mettersi contro Ducati anche in ottica futura. Chi lo sa che un giorno non possa tornare. L’addio più acceso è quello di Pramac Racing, che dopo 20 anni di collaborazione lascerà Ducati. Come noto il team di Paolo Campinoti dal 2025 passerà alla Yamaha con un accordo di 7 anni. Negli ultimi Mondiali sono stati gli unici così performanti e capaci di insidiare il team ufficiale. Campinoti non si aspettava un trattamento di quel genere. Magari da lui potranno arrivare altre dichiarazioni un po’ pesanti».