Competitiva e "varia", Svizzera in salute
Con un pizzico di fortuna in più...
PARIGI -
Un oro, due argenti, cinque bronzi. Le Olimpiadi hanno detto che lo sport svizzero è in buona salute.
Espressione di un movimento senza un bacino di utenza immenso e nel quale hockey, calcio e sport invernali vanno per la maggiore (sbirciare quanto accade nei Giochi invernali per avere la conferma), a Parigi la selezione rossocrociata si è difesa con onore, facendo una buona impressione. Ha applaudito Chiara Leone e il suo successo ma anche Julie Derron, Steve Guerdat, Audrey Gogniat, Roman Mityukov, Zoé Claessens, il duo Röösli/Gulich e quello Hüberli/Brunner. Si è inoltre stretta attorno a quanti al podio a cinque cerchi - sogno di una vita - sono “solo” andati vicinissimi. Noè Ponti, per esempio, che dai suoi 100m farfalla sperava di poter ottenere di più. Ma anche tutti gli altri quarti classificati, da Annik Kälin a Simon Ehammer. E proprio il “quarto” è stato il piazzamento che più hanno frequentato gli atleti elvetici, otto volte fermatisi a un passo dalla gloria.
«Queste prestazioni di alto livello sono un buon esempio di uno sport svizzero vario e di successo e di atleti che, giorno dopo giorno, continuano il loro viaggio per poi brillare sul grande palco dei Giochi Olimpici - ha sottolineato il capo missione Ralph Stöckli - Sono molto orgoglioso della nostra squadra. I medagliati non sono gli unici ad aver mostrato le loro migliori prestazioni. I quarti posti hanno un valore altissimo in discipline globali come l’atletica e il nuoto. Ci auguriamo che tra quattro anni riusciremo a eccellere nei momenti decisivi della competizione».
A parte Tokyo (3 ori, 4 argenti e 6 bronzi, ma con l’exploit di Belinda Bencic che ha “alzato il livello”), la Svizzera si è mantenuta sugli standard dell’ultimo quarto di secolo, accelerando anzi rispetto al passato. A Rio nel 2016 ci furono sette medaglie (3-2-2), a Londra nel 2012 solo quattro (2-2-0), a Pechino nel 2008 otto (2-1-5), ad Atene nel 2004 cinque (1-1-3) e a Sydney nel 2000 nove (1-6-2). Si può fare meglio, vero, ma non si può non essere soddisfatti.