In questa rubrica scriviamo di sostenibilità e prospettive future. Ma noi esseri umani siamo davvero pronti a modificare il nostro modo di vivere? Il concetto non sta lentamente venendo a noia? Il dottor Swen Kühne, psicologo ambientale alla ZHAW, risponde alle nostre domande.
In breve
Per raggiungere gli obiettivi climatici, noi esseri umani dobbiamo modificare le nostre abitudini.
La psicologia ambientale si occupa ad esempio di capire come le persone gestiscono questa pressione.
Si parla di «licenza morale» quando qualcuno decide di spostarsi in aereo più volte all’anno visto che a casa non utilizza plastica.
Gli esperti ritengono che andrebbe chiarito una volta per tutte quali misure sono davvero efficaci.
Intervista: Adrian Schräder
Signor Kühne, la sostenibilità è IL tema di oggi. Nessun privato, nessuna impresa e nessuna istituzione può evitarla. Questa situazione ha inflazionato il concetto?
Swen Kühne - Penso sia vero che la maggior parte delle persone sono preoccupate e allarmate dallo stato del nostro pianeta. Inoltre, tanti auspicano che venga data una maggiore attenzione al tema della sostenibilità. D’altro canto vediamo anche alcune persone che sono scettiche o dichiarano di non poterne più di questa tematica. In Svizzera rappresentano però una minoranza.
Il tema della sostenibilità è complesso o può essere davvero banalmente ridotto a «consuma meno, causa meno danni, vivi sostenibile»?
Fondamentalmente è molto semplice: sfruttare le risorse ecologiche, economiche e sociali per far sì che bastino a noi e a tutte le generazioni future a breve e a lungo termine. Volendo però approfondire, allora diventa molto complessa. La domanda più importante è: quali azioni hanno un effetto maggiore sulla sostenibilità?
Oggi i social media pullulano di consigli per vivere in modo sostenibile. Non è quindi sempre facile dire cosa è meglio fare o non fare. O l’ostacolo principale è semplicemente la volontà?
Gli scienziati e i media dovrebbero diffondere le informazioni in modo che siano comprensibili per tutti. Si tratta soprattutto della questione di cosa davvero ha un effetto positivo e cosa è invece solo simbolico. Ad esempio, per quanto riguarda le emissioni di gas serra è molto più rilevante quali prodotti acquistiamo che non se alla fine acquistiamo anche un sacchetto di plastica. Duecento grammi di carne di manzo generano circa 2,6 chilogrammi di gas serra. Gli 0,1 chilogrammi generati dal sacchetto di plastica diventano quindi irrilevanti sulla massa. Non dobbiamo naturalmente gettare al vento tutte le nostre abitudini ma sarebbe meglio fare attenzione ad alcuni comportamenti specifici. E non è sempre facile capire quali siano questi comportamenti.
Ad esempio?
Nel corso della campagna per il risparmio energetico promossa dalla Confederazione durante l’inverno 2022/23 sono state magnificate alcune azioni senza però spiegarne il reale impatto. Diminuendo di 1°C la temperatura del sistema di riscaldamento si ottiene un effetto molto più rilevante che spegnando sistematicamente le luci quando si esce da una stanza.
Essere correttamente informati è una cosa ma spesso le persone interpretano le informazioni come fa loro comodo e si comportano in modo contraddittorio.
In psicologia parliamo in questi casi della cosiddetta «licenza morale». Abbiamo la sensazione di comportarci in modo moralmente giusto su un aspetto e la usiamo come giustificazione per comportarci in modo meno moralmente corretto in altri settori.
Ad esempio cerchiamo di evitare il più possibile la plastica in casa ma voliamo quattro volte all’anno all’estero per le vacanze.
Ad esempio, sì. Un volo di andata e ritorno per New York genera 2500 kg di gas serra. L’incenerimento della plastica con i rifiuti domestici per una persona in un anno ne genera circa 300 kg. Evitare la plastica e riciclare sono naturalmente azioni positive anche se l’effetto è nettamente meno rilevante rispetto a evitare di prendere l’aereo.
Ci sono gruppi industriali, come ad esempio Ikea, che si definiscono assolutamente sostenibili anche se il loro modello aziendale non lo è per niente. Si tratta pur sempre di Fast Furniture. Ci si può ancora fidare delle multinazionali?
Ci sono esempi di multinazionali che si comportano in modo sostenibile creando quindi un valore aggiunto per l’organizzazione e la società. Dobbiamo trovare nuove strade per sviluppare un’economia sostenibile che non si concentri solo sui successi a breve termine a discapito dell’ambiente e dei lavoratori.
Consumare meno non funzionerebbe e nemmeno volare meno, dicono alcuni. Cosa possiamo fare quindi?
Il rapporto del gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico dice chiaramente che oltre alle misure tecnologiche sono necessari importanti cambiamenti nel nostro comportamento. Senza questi non cambierà nulla. Il rapporto asserisce che se non verranno raggiunti gli obiettivi climatici le conseguenze saranno drammatiche. Dovremmo quindi impegnarci davvero per consumare meno e volare meno.
In questa rubrica abbiamo di recente pubblicato un articolo riguardo a una start-up che costruisce bus notturni per viaggi comodi e sostenibili fino a Barcellona. Alcuni hanno commentato che volare resta più economico e più veloce. Le masse sono pronte a scendere a compromessi a favore dell’ambiente?
Le masse sono già oggi prontissime a scendere a compromessi quando questi restano entro determinati limiti. In generale, le persone sono disposte a pagare un 10-30 per cento in più per un’alternativa sostenibile. Se invece un volo costa cinquanta franchi mentre un treno o un bus ne costa duecento, allora la maggior parte opterà per il volo. Per rendere il volo meno interessante deve intervenire la politica. Ad esempio i costi ambientali generati dai voli a corto raggio potrebbero essere inclusi nel prezzo del biglietto. In questo modo i voli diventerebbero più cari e l’offerta dei bus notturni più interessante.
Tramite «Noi siamo il futuro» discutiamo di tutti gli argomenti possibili nel quadro della sostenibilità e delle prospettive per il futuro. Speriamo naturalmente di poter ispirare le persone a vivere in modo più sostenibile. Può funzionare?
Sì. Vi impegnate a ispirare le persone e non a criticare i loro comportamenti. La maggior parte delle persone è consapevole dei rischi legati ai cambiamenti climatici e cerca informazioni su cosa può fare per contrastarli. Oggi è importante far sapere alle persone quali azioni hanno quale peso.
Per favore ci dica: andrà tutto bene?
Attenendosi a Novalis direi: andrà tutto bene ma non dappertutto, non sempre e non per tutti. Secondo il rapporto, tempi difficili aspettano ad esempio le persone che vivono lungo le coste.