Affinché il referendum riesca, gli oppositori devono depositare 50'000 firme valide entro giovedì prossimo
BERNA - Le sezioni romande del movimento Sciopero per il clima hanno inoltrato oggi circa 7'000 firme alla Cancelleria federale contro la Legge sul CO2, indica un loro comunicato. Per questi oppositori - ve ne sono altri che rappresentano vari settori economici - la norma è insufficiente per lottare efficacemente contro il riscaldamento climatico.
Invece di prevedere una trasformazione strutturale dei settori ad alto impatto ambientale, la Legge federale sulla riduzione delle emissioni di CO2 (Legge sul CO2) «rafforza le attuali strutture ingiuste ed inquinanti». In questo modo, rende irraggiungibile l'obiettivo della neutralità nelle emissioni entro il 2030, «mancando anche il ben più modesto obiettivo dell'Accordo di Parigi di raggiungerlo entro il 2050", si legge nella nota del "comitato per un'ecologia sociale».
Il movimento nazionale Sciopero per il clima non sostiene il referendum. La revisione totale della legge adottata dalle Camere federali lo scorso autunno non è contestata neppure dal fronte rosso-verde.
Affinché il referendum riesca, gli oppositori devono depositare 50'000 firme valide entro giovedì prossimo.
Oltre agli attivisti per il clima romandi, anche diverse associazioni imprenditoriali hanno lanciato il referendum: prevedono di depositare le loro sottoscrizioni domani. Questo comitato economico è costituito di rappresentanti dell'industria petrolifera, delle associazioni stradali e del commercio. A loro avviso, la legge prevista porterebbe solo a più burocrazia, più divieti nonché a nuove tasse e imposte.
La norma, così come licenziata dal parlamento alla fine di settembre, contiene misure relative al traffico aereo, alle emissioni industriali e al risanamento degli edifici. I limiti delle emissioni di CO2 per i veicoli sono stati inaspriti e le tasse sulla benzina e sul gasolio aumentate. I cambiamenti sono volti a ottenere una diminuzione graduale dei gas a effetto serra. La Svizzera intende così dimezzare le sue emissioni entro il 2030 rispetto al 1990. Nella votazione finale in parlamento, tutti i partiti, tranne l'UDC, hanno sostenuto la legge.
Oggi la direzione dell'Unione dei trasporti pubblici (UTP) ha rivelato il proprio sostegno alla legge e raccomanda di votare sì alla nuova norma che, indica un comunicato diramato oggi, sostiene «mezzi di trasporto efficienti dal punto di vista energetico e puliti». Senza un aumento della quota del trasporto pubblico nel traffico complessivo, gli obiettivi climatici difficilmente possono essere raggiunti, scrive inoltre l'organizzazione.