Dopo la sentenza di Strasburgo, la legge è stata sospesa. Ora tocca alla politica eventualmente intervenire
GINEVRA - Chiedere l'elemosina per strada è nuovamente possibile a Ginevra. Il procuratore generale del cantone, Olivier Jornot, ha infatti sospeso l'applicazione di una legge che la vietava dopo la recente sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU) che condannava la Svizzera.
Dopo la condanna della CEDU, Jornot - secondo quanto pubblicato dalla Tribune de Genève e confermato a Keystone-ATS dalla polizia giudiziaria - passa ora la palla nelle mani dei politici: «Spetta a loro determinare se intendono abrogare la disposizione che vieta l'accattonaggio o modificarla, ad esempio limitando la repressione a determinati comportamenti (accattonaggio aggressivo, con i bambini) o in determinati luoghi», afferma il procuratore.
La vicenda giudicata dalla CEDU riguarda una romena analfabeta, nata nel 1992 e appartenente alla comunità rom. Era stata condannata nel gennaio del 2014 a una multa di 500 franchi per aver chiesto l'elemosina sulla pubblica via. La donna, che non aveva lavoro e non percepiva assistenza sociale, era stata successivamente posta in carcere preventivo per cinque giorni per non aver pagato la sanzione. Secondo la Corte, la Svizzera ha violato l'articolo 8 che tutela il diritto al rispetto della vita privata e familiare, iscritto nella Convenzione europea dei diritti dell'uomo e dovrà pagare alla richiedente 922 euro per danni morali.
La sentenza di Strasburgo ha sollevato la questione anche in Ticino. L'articolo 2 della Legge sull’ordine pubblico va cambiata. Ne è convinto Fabrizio Sirica, co-presidente cantonale del Partito socialista (PS), che ha inoltrato un'interrogazione al Consiglio di Stato.