Nella primavera di due anni fa, il DFAE aveva "riportato a casa" oltre 4000 persone. Coprendo il 20% dei costi.
Il resto era a carico dei diretti interessati. La Confederazione ha tuttavia dovuto rinunciare a incassare 230 fatture, mentre altre 392 devono ancora essere riscosse.
BERNA - Non tutti i cittadini bloccati all'estero causa pandemia e rimpatriati tramite l'operazione organizzata dal Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) nel 2020 hanno pagato il conto. La Confederazione ha dovuto rinunciare a incassare 230 fatture, per un valore totale di 210'000 franchi.
All'inizio dell'emergenza Covid, nella primavera di due anni fa, circa 4200 persone sono state riportate in Svizzera a bordo di 35 voli. Gli interessati hanno dovuto sostenere l'80% dei costi, mentre il resto è stato coperto da Berna.
Il DFAE non riceverà però tutti i soldi dovuti, dato che diversi debitori non sono stati rintracciati oppure erano insolventi. Lo ha affermato oggi all'agenzia Keystone-ATS il portavoce del dipartimento Pierre-Alain Eltschinger, confermando quanto riportato dal "Blick".
Stando all'addetto stampa, il DFAE ha inviato 7100 fatture per un importo complessivo di circa 7,5 milioni di franchi. Di questa somma, i passeggeri hanno restituito gran parte, ovvero 6,9 milioni. Le fatture attualmente non pagate ammontano invece a 570'000 franchi.
Ai 210'000 franchi già menzionati vanno infatti aggiunti altri 360'000 relativi a casi pendenti, ovvero 392 fatture ancora aperte. Si tratta di casi in riscossione, per i quali è ora responsabile l'Amministrazione federale delle finanze (AFF) o per cui sono stati concordati pagamenti rateali con il DFAE.