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SVIZZERANel consiglio di sicurezza dell'Onu, tra favorevoli e contrari

09.06.22 - 19:04
Due voci a confronto: Marco Chiesa, presidente Udc ed Evelyne Schmid, professoressa di diritto internazionale all'Unil
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Marco Chiesa ed Evelyne Schmid.
Marco Chiesa ed Evelyne Schmid.
Nel consiglio di sicurezza dell'Onu, tra favorevoli e contrari
Due voci a confronto: Marco Chiesa, presidente Udc ed Evelyne Schmid, professoressa di diritto internazionale all'Unil

BERNA - L'elezione della Svizzera al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite è certamente un passo storico. Tale, quindi, da dividere creando sia schieramenti a favore che contrari. Tra questi ultimi va certamente annoverato l'UDC che, nella mattinata di oggi, ha ben espresso la sua posizione manifestando con tanto di striscioni davanti al Palazzo federale a Berna.

Tra i manifestanti era presente anche il presidente dell’UDC Marco Chiesa. A lui abbiamo voluto porre alcune domande, le stesse girate anche ad Evelyne Schmid, professoressa di diritto internazionale pubblico all’Università di Losanna.

È importante che la Svizzera entri nel Consiglio di sicurezza dell’ONU?

Chiesa: Questo è ciò che pensano coloro che non attribuiscono più un valore fondante alla nostra neutralità. Decidere sanzioni economiche internazionali o interventi militari in tutto il mondo non è in alcun modo compatibile con la nostra storia e i nostri principi.

Schmid: La Svizzera avrà certamente meno influenza delle cinque potenze che dispongono del diritto di veto nel Consiglio di sicurezza. Ma i seggi dei dieci membri non permanenti sono comunque molto importanti.

Che beneficio ne trarrebbe la Svizzera?

Chiesa: Nessuno, saremo un vaso di coccio tra vasi di ferro. Strattonati dalle superpotenze, ognuna con interessi e obiettivi propri e spesso divergenti. Superpotenze che, tra l’altro, hanno diritto di veto su tutte le risoluzioni rendendo di fatto gli sforzi di collaborazione un esercizio senza costrutto.

Schmid: La Svizzera guadagnerà dell’influenza. Dispone di una diplomazia ben organizzata e un piccolo paese può davvero fare la differenza all’interno del Consiglio di sicurezza.

Entrare nel Consiglio di sicurezza potrebbe indebolire la neutralità della Svizzera o far perdere credibilità al paese nel ruolo di mediatore?

Chiesa: Un mediatore è colui nel quale tutti sono concordi nel riporre la loro fiducia. Colui che ha dimostrato in passato e dimostra ancora oggi di essere equidistante, neutrale e capace di costruire dei ponti. Proprio per questo viene scelto. Nulla a che fare con l’indifferenza. Purtroppo questo ruolo, che ci ha visto protagonisti di importanti processi di pace, non può essere credibilmente assunto da chi parteggia per l’una o l’altra parte.

Schmid: Non temo che la neutralità confederata, né la credibilità della Svizzera come mediatrice ne escano indebolite. Altri Paesi neutrali hanno già fatto parte del Consiglio di sicurezza in passato. La Svizzera ha inoltre il vantaggio di poter giustificare le sue posizioni appoggiandosi ai valori già contenuti nella Costituzione federale. Dispone poi di un’esperienza importante nel campo dei diritti umani e del diritto umanitario.

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