Un ex dipendente del dipartimento delle finanze di San Gallo ha commesso diversi illeciti sfruttando il suo ruolo
Grazie alle informazioni che otteneva grazie al proprio lavoro, in quindici anni l'imputato è riuscito a sottrarre più di tre milioni di franchi
BERNA - Gestiva i soldi di migliaia di persone, e di fronte alla tentazione, non ha saputo trattenersi. Un ex funzionario delle Casse pensioni sangallesi, cittadino svizzero, è accusato dal Ministero pubblico della Confederazione (MPC) di aver ripetutamente commesso illegalità nella gestione dei fondi pensionistici del Cantone. L’imputato ha cagionato ai suoi ex datori di lavoro e alla direzione delle Casse pensioni un danno al patrimonio e ha inoltre sfruttato la propria posizione lavorativa per arricchirsi indebitamente.
Presunti reati
L’imputato ha lavorato dal 2003 al 2014 presso il Dipartimento delle finanze del Cantone di San Gallo e dal 2014 al 2018 presso la Cassa pensioni sangallese. In entrambe le funzioni era responsabile, in qualità di gestore del portafoglio, della gestione di fondi previdenziali del secondo pilastro degli impiegati del Cantone di San Gallo. Sulla base di un piano e delle direttive sugli investimenti, poteva attuare sotto la propria responsabilità la strategia d'investimento del fondo da lui gestito. Poteva quindi decidere, autonomamente e senza consultare altri uffici, sulla costituzione e sulla chiusura di posizioni azionarie, così come sui singoli parametri delle corrispondenti transazioni, quali ad esempio il momento e l’entità.
Secondo l’atto di accusa, dal 2008 al 2018 l’imputato coordinava in modo illegale e contrastante coi doveri d’ufficio le sue transazioni azionarie private con quelle operate da lui in veste ufficiale. Tramite questi cosiddetti «front running» apriva posizioni azionarie private, ad esempio, pochi giorni prima o il giorno stesso dell’ordine dei fondi da lui gestiti. La differenza tra gli ordini dei fondi fatti e la successiva vendita di posizioni privati in tal senso, restava in tasca all'ex funzionario. Queste operazioni, coordinate sempre con le stesse azioni, erano svolte nell’intento di sfruttare a proprio vantaggio le informazioni confidenziali e trarne un così un beneficio economico.
Secondo l'accusa, tramite centinaia di transazioni, l’imputato ha ottenuto profitti privati pari a 3'116 milioni di franchi, che avrebbe dovuto dichiarare ai suoi ex datori di lavoro e alla direzione del fondo, poiché di loro proprietà. L’accusa di riciclaggio di denaro risulta dal fatto che, non dichiarando alle autorità fiscali i valori patrimoniali ottenuti in modo illegale e contrastante coi doveri d’ufficio nonché effettuando numerosi prelievi in contanti, l’imputato ha reso difficile la messa al sicuro, il sequestro e la confisca di questi fondi da parte delle autorità di perseguimento penale.