Fedpol ha applicato per la prima volta la nuova legge sul terrorismo, ma le voci critiche non si placano
Una di queste è l'avvocato zurighese Viktor Györrfy: «La formulazione della legge è estremamente vaga»
BERNA - L'Ufficio federale di polizia fedpol ha confermato di aver usato, per la prima volta da quando è entrata in vigore nel giugno di quest'anno, la nuova (e molto discussa) legge federale sulle misure di polizia per la lotta al terrorismo (MPT), approvata dalla popolazione elvetica nella votazione referendaria del 13 giugno 2021.
Non si sa molto del caso, solo che alcune misure sono state ordinate contro un individuo nell'autunno del 2022, e riguardano ad esempio l'obbligo di presentarsi, l'esclusione da uno o più determinati luoghi (e un monitoraggio per assicurarsi che ciò non avvenga).
C'è però chi guarda con molta attenzione a queste misure, come l'avvocato zurighese Viktor Györrfy, che è notoriamente molto critico nei confronti del MPT. «La formulazione della legge è estremamente vaga», ha affermato Györffy, che teme quanto si faccia affidamento sul senso di proporzionalità delle autorità.
Al momento l'attenzione si concentra sull'azione contro gli islamisti, «ma anche la battaglia degli attivisti climatici, ad esempio, potrebbe entrare in gioco» ha poi detto l'avvocato. Bisogna infatti essere consapevoli - ha continuato - che anche una persona completamente estranea a questo mondo può essere categorizzata come «estremista violento» solo a causa (ad esempio) di un like, di un tweet, o per aver avuto qualche contatto con le persone sbagliate.
«Enorme margine di discrezionalità»
Un problema è poi che, con il PMT, un tribunale non può fare molto: «Il compito della corte si limita a verificare se la legge viene rispettata. Se la legge consente congetture e speculazioni prive di fondamento, l'effettiva pericolosità di una persona non può essere verificata dal tribunale» ha aggiunto il fondatore del portale per i diritti fondamentali grundrechte.ch. E «le accuse o presunzioni possono essere distribuite su decine di pagine. Non per questo diventano certezze». In ogni caso, «se le autorità vogliono monitorare o molestare qualcuno, riescono sempre a presentare delle congetture per poterlo fare».
Nella prima applicazione del PMT, di cui non si sa nulla di concreto, si tratta presumibilmente di un caso che può essere «venduto bene» attraverso tutte le istanze, e che viene visto come chiaro, secondo Györffy. «A quanto pare le autorità, che hanno impiegato il loro tempo per costruire l'applicazione del PMT, vogliono testarla su un caso pratico».
In realtà, non c'è alcun vuoto da colmare - sempre per l'avvocato - in quanto i cantoni dispongono già di strumenti per le situazioni di pericolo e sono i primi responsabili. Anzi, per lo zurighese la cooperazione tra questi ultimi e il governo federale sarà macchinosa e complicata: «Questo difficilmente funzionerà per reazioni rapide a minacce reali».
Ha detto che ora bisogna osservare da vicino come procedono le autorità, quando sono in corso procedimenti penali, quando i servizi di intelligence raccolgono dati, quando i movimenti politici vengono delegittimati, come nel caso del movimento per il clima. «Sono segnali di allarme, perché non è più possibile delineare chiaramente l'ambito di intervento della polizia, dell'intelligence e del diritto penale. Così le persone colpite possono facilmente scivolare da un'area all'altra».
«È chiaramente un caso di persona pericolosa»
Anche la consigliera nazionale dei Verdi Marionna Schlatter vuole dare un'occhiata più da vicino: «Il grande dibattito in parlamento ha riguardato le circostanze in cui una persona è considerata pericolosa e cosa costituisce esattamente un'attività terroristica. Sono in attesa di maggiori dettagli su questo caso, in modo da poter giudicare come la legge viene applicata nella pratica».
Convinto del MPT, il consigliere nazionale democentrista Mauro Tuena ha invece affermato che «l'applicazione è chiara, in quanto la persona in questione è chiaramente una minaccia terroristica. Il caso dimostra che il MPT è efficace laddove è necessario, ovvero nel caso di una minaccia terroristica. La Commissione per la sicurezza sarà informata in dettaglio sul caso specifico da fedpol durante la prossima riunione di gennaio».