Alla base della scelta, spesso, si registra sfiducia verso la medicina tradizionale e odio contro le industrie farmaceutiche.
SAN GALLO - La vita di Ruedi Zellweger è cambiata in maniera radicale a marzo. Gli esami, effettuati in seguito a fortissimi dolori addominali, non hanno lasciato spazio a dubbi: cancro ai testicoli con metastasi in altre parti del corpo. Dopo l’operazione, effettuata all’ospedale di San Gallo, l’uomo ha preso una decisione in contrasto con quanto indicato dai medici: ha rifiutato di sottoporsi alla chemioterapia.
Il cancro ai testicoli colpisce soprattutto gli uomini tra i 25 e i 45 anni. Le possibilità di guarigione sono migliori rispetto a quasi tutti gli altri tipi di tumori. Secondo il database del Servizio nazionale di registrazione dei tumori, il 96,5% delle persone colpite è ancora vivo dieci anni dopo la diagnosi. Tuttavia, le metastasi non possono essere trattate senza chemioterapia. «Altrimenti - spiega l’oncologo Christian Rothermundt - c'è un'alta probabilità di morire».
La scelta di Ruedi non rappresenta una tendenza. Ma non è, in ogni caso, isolata. Come sottolinea Rothermundt, due suoi pazienti sono morti negli ultimi mesi per aver rifiutato la chemioterapia o la radioterapia, optando per trattamenti medici alternativi o rinunciando del tutto al trattamento.
Stefanie de Borba della Lega svizzera contro il cancro afferma che, in generale, non capita spesso di incontrare persone che rifiutano una terapia. Se ciò accade, le ragioni sono diverse: in primis c’è uno scetticismo nei confronti della medicina ritenuta convenzionale. In secondo luogo, si temono gli effetti collaterali e, infine, c’è un odio verso le industrie farmaceutiche, accusate di fare soldi proponendo cure inefficaci.
L'oncologo Richard Cathomas ritiene importante che i pazienti ricevano tutte le informazioni necessarie per prendere una decisione consapevole. «Poi sta a loro - conclude - e noi medici, sebbene in alcuni casi sia molto difficile, dobbiamo accettare la scelta».