A novembre si vota sull'ampliamento autostradale. Dopo la gaffe sull'AVS le cifre in mano a Berna sono attendibili?
BERNA - Risale a soli pochi giorni fa l'annuncio dell'errore nelle stime del deficit dell'Avs. E ora si temono conseguenze politiche, non tanto per la perdita in sé rivelatasi essere meno grave del previsto, quanto per la credibilità delle cifre usate durante le campagne elettorali dal governo federale. Intanto, il prossimo novembre, il Paese voterà sull'ampliamento della rete autostradale, per cui il governo federale è intenzionato a spendere 5,3 miliardi di franchi e i dubbi sull'accuratezza delle previsioni utilizzate per giustificare i costi non mancano. Mai come adesso.
Stando ai calcoli del Consiglio federale, resi noti nel febbraio del 2023 in un suo messaggio, il tornaconto economico derivante dall'ampliamento autostradale e dunque dalla riduzione del tempo perso nel traffico, dovrebbe attestarsi sui 184 milioni di franchi all'anno. Cifre che però sembrano non essere molto attendibili, secondo Selim Egloff dell'Associazione traffico e ambiente (Ata). Questo perché l'Ufficio federale della strada (USTRA), da qui a sei-dodici mesi dovrebbe cambiare il metodo utilizzato per il calcolo. Dunque «il beneficio si ridurrebbe di 119 milioni, passando a soli 65 milioni di franchi all'anno», ha dichiarato Egloff alla Nzz am Sonntag. Prospettiva confermata dalla stessa USTRA al domenicale: «I tassi di costo del tempo saranno probabilmente inferiori a quelli attuali», ha detto.
Insomma, il governo si troverà a questo giro a dover fare i conti con un metodo di calcolo valido, ma superato. Una situazione che induce delle riflessioni. Una su tutte: i dati utilizzati in politica, fattispecie dal governo federale, sono affidabili? Sono in tanti a domandarselo, soprattutto perché si vive in un contesto con una sete di dati dilagante.
A cominciare dai partiti che, a fronte dell'errore riguardante l'AVS, chiedono chiarezza. C'è chi come il consigliere nazionale del PLR Andri Silberschmidt invita l'esecutivo a rendere pubbliche le formule e i codici alla base delle previsioni nell'ambito di un dibattito. Altri politici hanno affermato che le previsioni dovrebbero essere etichettate più chiaramente come tali o, in generale, fare meno affidamento su di esse.
Numeri errati? Una questione politica - Certo è che le statistiche, così come le proiezioni, dovrebbero servire a creare fiducia. Nonostante «con gli errori bisogna imparare a conviverci», analizza lo storico Hans Ulrich. «La questione più importante è come poter calcolare le previsioni a partire dalle statistiche. Per farlo - spiega - è necessario selezionati i fattori che possono influenzare il risultato che si sta cercando e la selezione di questi fattori è in una certa misura soggettiva, perché ovviamente nessuno sa esattamente cosa influenzerà l'andamento dei salari tra dieci anni».
Secondo lo storico, inoltre, le statistiche nel tempo, da che «dovevano essere uno strumento per creare fiducia, (...) si sono trasformate in uno strumento di gestione dello Stato». Ecco perché «la statistica è sempre politica e non è mai completamente neutrale».
Una questione risolta parzialmente in Svizzera quando negli anni Novanta all'Ufficio federale di statistica «è stato dotato di una grande autonomia quando è stato riorganizzato». Ma ora, ammette, nell'era digitale in cui «sono disponibili gratuitamente grandi quantità di dati da cui si possono trarre conclusioni e manipolare con metodi statistici computerizzati», un Ufficio federale di statistica «è solo una piccola nave che lotta per non affondare nel mare dei dati. Eppure questa battaglia per la statistica è estremamente importante per mantenere la fiducia nella politica. Perché senza questa fiducia, stiamo entrando in un territorio molto pericoloso».