Il locale si chiama "La Perte". Ma è tutto una provocazione: «La prostituzione è violenza». L'ex prostituta: «Mai un momento di gioia».
ZURIGO - Le domande rivolte alle potenziali prostitute sono messe nero su bianco sull'annuncio, destinato a chi vorrebbe iniziare uno stage in un bordello. «Stai cercando uno stage con orari di lavoro flessibili? Avrai un carico di lavoro del 140%. Desideri molti clienti? Ne avrai fino a dieci uomini in un turno. Ti piacciono le emozioni forti? Hai nove volte più probabilità di essere stuprata».
E se le risposte sono affermative «allora sei nel posto giusto: il bordello "La Perte"», dove non servono nemmeno competenze linguistiche: «Non contano: meno sono, meglio è», come spiega la dipendente nel video promozionale. «In quanto praticante puoi fare quello che vuoi, e questo dal primo giorno», continua. «Riceverai settimanalmente un feedback dal capo. Ogni tanto ci sono anche dei bonus».
Ma stop, fermiamoci: è tutta una provocazione. Perchè l'annuncio per lo stage a luci rosse è immaginario, così come il nome del locale di incontri a pagamento: "La perte" , non a caso "la perdita", quella di una vita normale. Fa infatti tutto parte di un cortometraggio che il Centro femminile di Zurigo e l'associazione Heartwings intendono utilizzare per denunciare la violenza e lo sfruttamento attorno al mondo del sesso a pagamento. L'occasione è quella della Giornata internazionale contro la prostituzione, che si celebra il 5 di ottobre.
Qualche numero - Una piaga, quella della mercificazione del corpo femminile, che ha per protagonisti gli uomini: 350 mila quelli che in Svizzera diventano clienti, anche solo una volta. Mentre nella Confederazione sono 13-20mila le donne che lavorano nella prostituzione, per la stragrande maggioranza sono straniere. «Il cortometraggio invita a ripensare il sistema della prostituzione e a riconoscere le condizioni disumane a cui le donne sono esposte ogni giorno», scrivono in una nota le organizzazioni, che poi sentenziano: «La prostituzione è violenza contro le donne».
Però a comandare sono le ragioni legate al business: la prostituzione genera un fatturato annuo stimato tra uno e 3,5 miliardi di franchi. Ed è la stessa motivazione economica che spinge l'85% delle donne straniere a fare questa scelta forzata. Come ha confermato al Blick Jael Schwendimann di Heartwings: «Non ho mai parlato con una prostituta che dicesse di amare il suo lavoro, ma al contrario con donne che dicono di aver paura e di volerne uscire».
Ma hanno bisogno di aiuto per non sentire più storie come quella della 31enne ex prostituta, che al quotidiano zurighese ha raccontato: «In questo lavoro mai un momento di gioia. Mi faceva male tutto il corpo e la testa, perché stavo facendo qualcosa che non volevo fare, ma dovevo».