Offrono trattamenti a prezzo stracciato, ma pagano 22 franchi all'ora i dipendenti, assunti con contratti bavaglio
BERNA - Sotto la permanente, un traffico di esseri umani? Sempre più spesso nell'area di Berna spuntano studi di manicure come funghi, offrendo trattamenti a prezzo stracciato. Ma durante un controllo di polizia, emerge una realtà per nulla smaltata.
Contratti bavaglio, 22 franchi all'ora e lavoro su chiamata. Recentemente è stato registrato un aumento delle aperture di centri di bellezza a Berna. Questi saloni sono spesso di proprietà vietnamita e sono in grado di offrire trattamenti che normalmente vengono pagati 100 franchi ad a malapena 70.
Il quotidiano Der Bund ha seguito cinque funzionari dell'immigrazione nel controllo di uno di questi saloni di bellezza. Ne è risultato che i dipendenti hanno contratti bavaglio, ovvero hanno un rapporto lavorativo esclusivo, la paga è di 22 franchi all'ora e non ci sono orari fissi, ma si lavora su chiamata. Nel contratto si legge: «Il dipendente è tenuto a mantenere la massima discrezione in merito alle attività e alla situazione finanziaria dell'attività».
In questo studio, come nella maggior parte, i dipendenti sono vietnamiti e hanno un permesso di soggiorno Ue, soprattutto tedesco, che garantisce il diritto di lavorare fino a 90 giorni all'interno del suolo svizzero. Non è chiaro tuttavia quante persone andranno via allo scadere dei tre mesi o se continueranno a lavorare clandestinamente. Per cui i controlli avvengono spesso. Come afferma Alexander Ott, capo dell'ispettorato di polizia di Berna, «la maggior parte di loro lavora in diversi saloni asiatici su base settimanale con salario e condizioni di lavoro precarie».
Sulla questione costi, resta ancora un interrogativo. Dal momento in cui questi saloni si trovano spesso in posizioni centrali, non è chiaro come riescano a sostenere le spese di affitto. Sempre Ott spiega che potrebbe esserci una realtà di riciclaggio di denaro, ma non sono ancora state trovate conferme.
Der Bund solleva la questione immigrazione illegale e tratta di esseri umani, ma Ott non può dare informazione certa. «Tra le possibile vittime vietnamite, non troviamo quasi mai qualcuno disposto a parlare con noi. È una comunità chiusa, con i propri valori e con le proprie norme».