La pena è inferiore alla norma perché l'uomo ha confessato.
ZURIGO - Un 33enne pedofilo svizzero è stato condannato a quattro anni e mezzo di carcere dal Tribunale cantonale di Zurigo: una pena inferiore alla norma ottenuta grazie alla confessione. L'imputato aveva assistito a un abuso online di una bambina di tre anni nelle Filippine.
Nel corso del processo d'appello, tenutosi la scorsa settimana, l'uomo - che aveva fino ad allora negato le accuse - ha improvvisamente confessato di aver commesso il reato e di aver pagato 170 dollari per assistere via Skype agli abusi commessi da una donna sulla piccola. Ciò gli è valso una leggera riduzione della pena: il tribunale distrettuale lo aveva infatti condannato nel 2019 a cinque anni e otto mesi di carcere.
Finora l'uomo ha sempre sostenuto che quelli a cui aveva partecipato online erano «giochi di ruolo», con attrici adulte, una delle quali era «di statura minuta» e depilata, ma non certo minorenne.
La procura zurighese non è in possesso di prove dell'abuso avvenuto online: dispone solo delle chat di Skype in cui lo svizzero contratta per diversi giorni con una donna filippina per definire il tipo di «spettacolo» e il prezzo. Gli inquirenti hanno inoltre trovato le istruzioni dettagliate che l'imputato ha fornito alla donna su come commettere gli abusi. Non è per contro stato possibile risalire all'identità della donna e della bambina.
Ammessi i fatti, l'imputato ha sostenuto che la causa scatenante che lo ha spinto a ordinare un «abuso online» sono stati i suoi gravi problemi mentali, che tra l'altro lo hanno portato a soffrire di dolori cronici. La Corte ha riconosciuto l'uomo colpevole di istigazione ad atti sessuali con persone incapaci di discernimento o inette a resistere e di istigazione ad atti sessuali con fanciulli.
L'uomo ha già scontato - in detenzione preventiva - 200 giorni dei quattro anni e mezzo di carcere a cui è stato condannato. Oltre al resto degli anni da scontare, gli è stata anche inflitta una pena pecuniaria di 140 aliquote giornaliere di 20 franchi sospesa per due anni, si legge nella sentenza pubblicata oggi. La sentenza non è ancora definitiva, le parti possono infatti ancora presentare ricorso al Tribunale federale.
La vicenda era venuta alla luce in seguito a una segnalazione fatta da Fedpol alle autorità di Zurigo, che avevano proceduto a una perquisizione del computer dell'uomo. Oltre alle chat su Skype, la polizia ha trovato altro materiale pedopornografico e registrazioni con animali.