Un granconsigliere svittese oggi alla sbarra a Zurigo, per il tentato stupro, aggressioni e lesioni ai danni di una prostituta 26enne.
ZURIGO - Lei si aspettava un secondo incontro sadomaso, con un ricco imprenditore che l'aveva "prenotata" per tutta la notte per 4'200 franchi. Lui, che imprenditore non era ma nella vita faceva il cuoco, aveva ben altri progetti e ha tentato di anestetizzarla con la forza (con il fine ultimo di violentarla) senza però riuscirci.
Presa alle spalle, e costretta a inghiottire un liquido chimico
Si è aperto oggi presso il tribunale di Zurigo il turpe processo al granconsigliere svittese Bernhard Diethelm alla sbarra per dei fatti avvenuti nel 2021. Nelle prime battute del procedimento, l'uomo ha ribadito le dichiarazioni di qualche giorno fa, parlando di «pregiudizio», di «gogna mediatica» e del fatto che «la sua sfera sessuale gli appartiene ed è puramente privata, e di sicuro non ha nulla a che fare con la politica». Diethelm, attivo in ambito parrocchiale nella sua regione, era già stato sospeso dal suo partito in attesa della sentenza.
La vittima, una sex worker tedesca di 26 anni, ha aperto la sua testimonianza confessando «di non essere più riuscita a lavorare dopo l'aggressione». Quest'ultima si è verificata al momento del pagamento e quando quella sera lui le avrebbe confermato l'intenzione di pagarla 800 franchi per due ore.
«Indossava i guanti e una mascherina FFP2, mi ha aggredito alle spalle tirandomi i capelli e poi mi ha strangolato bloccandomi la testa nell'avambraccio, poi mi ha spruzzato una sostanza in bocca, aveva un odore dolciastro tipo muffa e pipì di gatto». Proprio quel liquido le causerà lesioni e bruciature al viso. A evitare il peggio, l'intervento del suo (oggi) ex-ragazzo, che si trovava lì vicino e poi della polizia.
Per lui era tutto «un gioco di ruolo»
In sua difesa, Diethelm parla «di un gioco di ruoli», la cifra di 4'200 franchi aveva a che fare con la sua fantasia di fingersi un uomo d'affari. «La discussione si è animata e ho esagerato», conferma l'uomo, «ma non ho mai voluto violentarla né soffocarla, non le ho bloccato la testa. L'ho solo spinta un paio di volte, lei era una furia. Quando lei mi ha morso un dito e ha chiamato aiuto sono scappato, e ho lasciato i soldi». L'uomo ritratta anche la questione del pagamento: «Le avevo promesso 1'500 franchi per due o tre ore, lei però non l'ha presa bene e ne voleva di più».
E per quanto riguarda le gocce anestetiche: «Voleva addormentarla?», ha chiesto il giudice, la sua risposta: «No». Eppure, stando al fascicolo d'indagine, l'uomo aveva cercato “comprare cloroformio legalmente in Svizzera” su Google. «Perché l'ho fatto? Non lo so spiegare». Secondo gli inquirenti Dietlhem nel 2019 aveva già messo in un carrello di uno shop online un prodotto analogo: «Se l'ho poi acquistato? Non ricordo».
Fra le domande anche quella legata alla pornografia dura e illegale (sesso con animali) che aveva inviato, via WhatsApp alla donna, gli stessi file sono poi stati ritrovati sul suo laptop: «Anche quello faceva parte del gioco di ruolo, non ho quei gusti sessuali».
L'accusa chiede 4 anni di carcere
«Quella che è in esame oggi non è la vita sessuale dell'imputato, quanto i suoi reati», tra i quali tentato stupro, tentata violenza sessuale, messa in pericolo della vita altrui, aggressione, lesioni multiple e possesso di pornografia vietata.
Da cui la richiesta di 4 anni di detenzione, senza possibilità di sospensione della pena. A corroborare la versione della vittima le lesioni da lei riportate - capelli strappati, lividi e lacerazioni su tutto il corpo - che «non sono assolutamente compatibili con una o più spinte». Soprattutto quelle sul collo lasciano a intuire il tentativo di strangolamento. Aggravante anche la questione dell'anestetico: «Mostra l'intenzione di fare alla donna qualcosa, senza curarsi del suo consenso», così come la mancanza di qualsiasi rimorso e confessione.
La difesa chiede l'assoluzione
Stando all'avvocato di Diethelm la pena corretta sarebbe l'assoluzione per i reati più gravi e una multa sospesa per il possesso di pornografia spinta. Sempre stando alla perizia del medico legale, inoltre, alcune delle ferite riportate dalla giovane prostituta «sarebbero più vecchie ma comunque riportate nell'atto d'accusa».
Una scelta che, secondo lui, inficerebbe un caso già di per sé traballante: «le testimonianze della donna non sono credibili, ha cambiato più volte la sua versione... la prima volta che è stata sentita dalla polizia non aveva nemmeno parlato di stupro, la possibilità è uscita fuori su imbeccata delle agenti che stavano raccogliendo la testimonianza...».
La violenza sessuale, secondo lui, non era nemmeno da prendere in considerazione: Il mio cliente voleva solo essere sottomesso, umiliato e picchiato. Nel disegno un rapporto sessuale non era contemplato». Il processo, infine, è terribilmente lesivo per l'ex-consigliere Udc: «Comunque vada a finire qui, per lui - in un cantone conservatore come quello di Svitto - la carriera politica è finita».
«Se non fosse per la mia famiglia sarei già nella Limmat»
In chiusura del processo, le ultime parole dello svittese sono di scusa, almeno in parte: «Mi dispiace di averti spinta. Forse la mia vita sessuale potrà inquietare ed essere moralmente riprovevole, ma non è un reato spero in un processo equo. Non ho mai avuto intenzione di compiere uno stupro. Sono una persona integerrima e ringrazio la mia famiglia, senza di loro probabilmente non sarei qui ma mi sarei già buttato nella Limmat».
La sentenza è attesa per le 19.