La Commissione delle istituzioni politiche del Consiglio di Stati (CIP-S) ha votato oggi per lo status quo.
Per la CIP-S, il numero dei "ministri" non deve basarsi sui bisogni dei partiti politici a breve termine, bensì sul modo migliore per permettere al Governo di svolgere al meglio le proprie funzioni.
BERNA - "No" a un Consiglio federale a nove membri, "sì" invece all'esame della costituzionalità delle leggi federali da parte del Tribunale federale. Sono le principali decisioni adottate dalla Commissione delle istituzioni politiche del Consiglio degli Stati (CIP-S), la seconda delle quali grazie solo al voto preponderante del suo presidente.
Il tema della costituzionalità delle leggi tocca un aspetto delicato dei rapporti tra i tre poteri; un tema affrontato l'ultima volta nel 1999 e nel 2012, ma mai risolto. Anche se solo grazie al "peso" del presidente della commissione - 6 voti a 6, un'astensione al voto - la CIP-S rilancia il dibattito raccomandando al plenum di approvare le mozioni presentate da Stefan Engler (Centro/GR) e Mathias Zopfi (Verdi/GL).
Stando a un comunicato odierno dei Servizi del parlamento, la CIP-S crede che, specialmente dopo la crisi dovuta alla pandemia di coronavirus, sia giunta l'ora di riesaminare l'equilibrio tra la democrazia e lo Stato di diritto, che sono interdipendenti. Le lacune nello Stato di diritto devono pertanto essere colmate.
A parere della commissione, è per esempio inaccettabile che, per quanto riguarda la possibilità di controllo giudiziario, i diritti fondamentali previsti dalla Convenzione europea dei diritti dell'Uomo CEDU siano meglio protetti di quelli previsti "soltanto" dalla Costituzione federale. Una minoranza ha fatto notare, invece, che in molti casi la valutazione della costituzionalità non è affatto inequivocabile ed è anche influenzata da valutazioni politiche.
Engler, con la sua mozione, chiede al Consiglio federale di preparare una legge volta a istituire, a livello costituzionale e legislativo, le condizioni per introdurre la giurisdizione costituzionale per le leggi federali e i decreti federali di obbligatorietà generale allo scopo di rafforzare i diritti fondamentali, il federalismo e consolidare lo Stato di diritto.
Attualmente, infatti, l'articolo 190 della Costituzione federale ("Le leggi federali e il diritto internazionale sono determinanti per il tribunale federale e per le altre autorità incaricate dell'applicazione del diritto") vieta implicitamente di controllare la costituzionalità delle leggi federali e quindi di far rispettare il primato della Costituzione. Nondimeno ciò non dà all'Assemblea federale carta bianca per legiferare in maniera incostituzionale, scrive Engler.
Per il Consigliere agli Stati grigionese, tuttavia, se fosse soppresso quest'articolo, il legislatore dovrebbe attendersi il rifiuto di un giudice di applicare una legge federale incostituzionale in un caso concreto. L'attuale situazione giuridica - per il "senatore" del PPD - è insoddisfacente per i cittadini, poiché soltanto i diritti fondamentali garantiti dalla CEDU possono essere imposti dal Tribunale federale al legislatore, ma non numerosi altri diritti fondamentali sanciti nella Costituzione (proprietà privata, libertà economica, uguaglianza giuridica, divieto dell'arbitrio, garanzia della buona fede, proporzionalità).
L'abrogazione dell'articolo 190 rafforzerebbe, a suo avviso, anche il federalismo, poiché i Cantoni potrebbero chiedere ai tribunali di esaminare se il legislatore federale rispetta la ripartizione delle competenze, facoltà loro negata dal diritto vigente.
In questi ultimi 10 anni, sostiene Engler, il parlamento stesso si è a più riprese interrogato circa la costituzionalità della (propria) legislazione. Infine, la mancata protezione dei diritti individuali ad esempio nel quadro delle misure di lotta contro l'epidemia di Coronavirus, ha suscitato molte incomprensioni in seno alla popolazione.
Governo a 9 membri, meglio di no
Un altro dossier trattato dalla CIP-S, e già bocciato dal parlamento, riguarda l'aumento del numero di membri del Consiglio federale da 7 a 9. Stando alla commissione, il numero dei "ministri" non deve basarsi sui bisogni dei partiti politici a breve termine, bensì sul modo migliore per permettere al Governo di svolgere al meglio le proprie funzioni.
Con 7 voti a 3 e una astensione, la CIP-S si oppone per la seconda volta a un'iniziativa parlamentare accolta dal Consiglio nazionale nella sessione invernale 2021, la quale chiede che il numero dei membri dell'Esecutivo federale sia aumentato a nove.
Per la commissione, un simile passo non semplificherebbe la direzione strategica del Consiglio federale, ma la renderebbe più difficile. Per rafforzare la direzione strategica si dovrebbero comunque prendere in considerazione altre misure. In una seduta successiva, la CIP-S esaminerà vari modelli per una riforma della gestione dello Stato.