ROMA - Una notte di telefonate tra il Kazakhstan, Roma e Kabul per la liberazione del fotoreporter italiano Gabriele Torsello: è quanto è capitato all'imprenditore ticinese di origine kosovara Behgjet Pacolli, che ha raccontato all'agenzia Ansa di essere stato coinvolto nelle ultimissime ore nelle trattative che hanno portato Torsello alla libertà. Pacolli, che si trova ad Astana in Kazakhstan, ha detto di aver ricevuto la telefonata dalla stessa persona "X" che era stata il suo contatto nel 2004 per la liberazione di tre ostaggi occidentali rapiti in Afghanistan.
"L'Italia mi deve una notte di sonno", ha detto scherzando Pacolli, spiegando che lui si è messo in contatto con i servizi segreti italiani, tramite l'amico Gigi Moncalvo, dopo aver ricevuto la telefonata dall'Afghanistan, ieri verso le 18.00 ora svizzera. "Mi hanno offerto l'ostaggio - ha detto Pacolli - dicendo che dovrò fare un favore a loro. Non mi hanno detto di cosa si tratta, ma certo non di soldi. Si fidano di me perché in passato ho mantenuto la mia parola".
Moncalvo, da parte sua, ha spiegato di aver ricevuto la telefonata di Pacolli e di aver chiamato a sua volta il centralino del Viminale, la cosiddetta "batteria", per mettere in contatto Pacolli, che si trova per lavoro ad Astana, con il Sismi.