Sono 5.000 sesterzi di epoca romana "Uno straordinario tesoro che nei prossimi mesi occuperà gli studiosi"
ORSELINA - Un anno fa a Orselina, in un terreno privato poco distante dalla chiesa di San Bernardo, il Dipartimento del territorio, Servizio archeologico dell’Ufficio dei beni culturali, riportava alla luce uno straordinario tesoro, composto da quasi 5.000 sesterzi risalenti all’epoca romana.
Un ritrovamento con pochi precedenti a livello europeo – per numero e tipologia di monete, oltre che per la rarità di alcuni conii – che nei prossimi mesi occuperà gli studiosi in un lungo lavoro di catalogazione e analisi.
In linea con quanto prescrive la Legge sulla protezione dei beni culturali, il Consiglio di Stato corrisponderà in questi giorni un compenso ai signori Sommer-Debernardis, proprietari del terreno sul quale è avvenuto il sensazionale ritrovamento, quale segno di gratitudine per la tempestiva segnalazione al Municipio di Orselina e al competente Servizio cantonale.
Una parte selezionata del tesoro è stata esposta nella primavera 2015 alla Biblioteca cantonale di Bellinzona e nel Municipio di Orselina. Il 30 ottobre scorso la sensazionale scoperta è stata inoltre insignita a Paestum (Italia) dell’International archaeological discovery award, premio assegnato in occasione del 30. anniversario di pubblicazione della rivista «Archeo».
Il complesso monetale – che ammonta per la precisione a 4.869 sesterzi – era stato rinvenuto in buono stato di conservazione e ancora parzialmente leggibile. Grazie alla ritrattistica imperiale, gli esperti dell’Inventario dei ritrovamenti monetali in Svizzera (IRMS) hanno potuto riferire le monete al periodo compreso fra la fine del I e il III secolo d.C. Il pezzo più recente è un conio dell’imperatore Gallieno, risalente al 253 d.C.
In base alle poche informazioni aggiuntive emerse dallo scavo, è stato possibile dedurre che le monete fossero contenute in un’anfora depositata direttamente nel terreno, senza particolari protezioni o costruzioni. Con tutta probabilità, il tesoro era quindi stato nascosto fuori dall’abitato e non depositato in un’area sepolcrale o di culto; tale scelta rispecchia una consuetudine degli abitanti dell’epoca antica, sovente adottata per mettere al sicuro oggetti di valore.
Nel corso del 2016 l’Inventario dei ritrovamenti monetali in Svizzera (IRMS) completerà un primo catalogo delle monete rinvenute, mentre l’Ufficio dei beni culturali avvierà i lavori per garantirne la perfetta conservazione, in vista di un futuro studio completo.