Davanti alla stazione di Lugano sono comparsi alcuni cartelli con il tipico aspetto della segnaletica svizzera dei sentieri. Ma con località tutt'altro che nostrane...
LUGANO - Se siete passati dalla stazione di Lugano li avrete certamente notati. E magari siete rimasti perplessi davanti ai tipici cartelli dei sentieri escursionistici che indicavano distanze come “72 ore di cammino fino alla postazione sanitaria più vicina”.
La segnaletica, temporaneamente installata dall'organizzazione umanitaria Fairmed in quattro fra le principali stazioni svizzere (Berna, San Gallo, Lugano e Ginevra), ha quale obbiettivo quello di mostrare la distanza che separa molte persone da una buona assistenza sanitaria. Gli esempi provengono da Paesi africani (Camerun e Repubblica Centrafricana) e asiatici (Nepal, India e Sri Lanka) e dietro a ogni distanza si nasconde una storia vera.
140 chilometri per raggiungere l’ospedale - Come quella di Aka Julienne Mokongo, che abita con la sua famiglia nel villaggio di Londo, a 140 km di distanza dal più vicino ospedale di Mbaïki: «Ho sofferto per mesi di dolori alla pancia, che poi si è gonfiata come un pallone. I dolori sono diventati talmente insopportabili che non mi è rimasta altra scelta: ho dovuto mettermi in cammino».
72 ore con una cisti da due chili - Julienne Mokongo ha percorso a piedi 90 km in tre giorni, sotto un caldo soffocante, su strade polverose e senza un riparo sicuro per la notte. «Quando finalmente sono arrivata alla postazione sanitaria di Bagandou, l’assistente del posto mi ha detto che lì non c’era possibilità di operarmi, dovevo proseguire per raggiungere l’ospedale di Mbaïki, distante 50 chilometri. Nelle mie condizioni, non ce l'avrei mai fatta a mettermi in cammino per altri due giorni».
I collaboratori Fairmed hanno accompagnato Julienne Mokongo all’ospedale di Mbaïki con la motocicletta. Lì è stata operata: le hanno asportato una cisti di due chilogrammi e le hanno donato sei litri di sangue.
Le distanze determinano la vita e la morte - «La storia di Julienne dimostra che il tragitto per raggiungere la più vicina struttura medico-sanitaria può essere determinante per la vita o la morte», spiega il direttore di Fairmed René Stäheli. Nelle zone più remote, questo è però solamente uno degli innumerevoli ostacoli che le persone povere devono superare per poter accedere a una buona assistenza medico-sanitaria.
Fairmed
Nessuno deve soffrire o morire a causa di una malattia curabile. Fairmed, ex Emmaus svizzera Lotta alla lebbra, va in capo al mondo per mantenere questa promessa. Lotta contro le malattie tropicali trascurate che affliggono oltre un miliardo di persone al mondo, in primo luogo i più poveri dell’Africa e dell’Asia. Dal 1963 Fairmed è munita del marchio di garanzia ZEWO.