Una lettrice critica modi e tempo dell'invio dell'imposta di culto per raccomandata: «Trovo sia da irresponsabili»
La replica dalla Parrocchia di Lugano: «Pensavamo proprio che in questo periodo fosse più facile trovare le persone a casa».
LUGANO - «Tutti dicono restate in casa. Poi però ti accorgi, aprendo la buca delle lettere, che il postino è passato con una raccomandata... E allora indossi mascherina, guanti, prendi l’auto e ti rechi dove volentieri eviteresti di andare, alla Posta in centro città. Per scoprire che...».
Chi rinvia le tasse - Ma, per comprendere l’arrabbiatura della nostra lettrice, va fatto un inciso: prima del coronavirus era infatti granitica la certezza, ora piuttosto tetra, che al mondo di sicuro ci fossero solo la morte e le tasse. Poi è apparsa la pandemia che ha dilazionato anche i tempi delle imposte con lo Stato e diversi Comuni che danno respiro ai contribuenti…
E chi no - Non tutti però rinviano e da qui nasce lo sfogo della cittadina nei confronti della Parrocchia di Lugano che, negli scorsi giorni, le ha comunicato, per raccomandata appunto, l’iscrizione al catalogo tributario che regola l’imposta di culto. «Non contesto l’assoggettamento - tiene a precisare -, ma la modalità e il periodo in cui sono state inviate queste raccomandate: lo trovo da irresponsabili! Perché non aspettare qualche mese?».
I perché dell'invio - La raccomandata in questione ha infatti innescato una situazione potenzialmente a rischio (rispetto, beninteso, al fatto di restarsene tappati in casa). Ma perché non attendere la fine dell'emergenza? «Noi dobbiamo spedire queste lettere d’avviso entro il 31 marzo» spiegano dalla Parrocchia di Lugano. Non era prorogabile? «Il nostro amministratore ha ritenuto, anzi, che proprio perché la gente è a casa, era più facile evitare di far correre le persone in Posta a ritirarle». Perché una raccomandata? «Prima mandavamo l’avviso per lettera semplice e succedeva che qualche busta finisse nel cestino senza venire aperta...». Con quali conseguenze? «Per il silenzio-assenso venivano assoggettati e in autunno ricevevano l’imposta da pagare. Per lo stralcio, ci tengo a precisarlo, basta anche risponderci con una email».
«Le sole offerte non bastano» - L’avviso di iscrizione al catalogo tributario raggiunge ogni anno i nuovi arrivati nel territorio della Città, «si tratta di battezzati che non ci hanno comunicato di aver cambiato religione o di essere ora atei». Inoltre la raccomandata arriva anche alle persone giuridiche, le società quindi, di creazione più o meno recente. Dopo la notifica c’è tempo un mese per chiedere, eventualmente, l’esenzione dal tributo che, nel caso specifico, ammonta al 2,5% dell’ultima imposta cantonale. «Le sole offerte raccolte in chiesa - spiegano dalla Parrocchia di Lugano - non basterebbero per pagare i sacerdoti, i sacristi, gli organisti e le donne delle pulizie. Il comune di Lugano non ci dà soldi. Aiuta per i restauri, ma non per l’amministrazione generale».
La prudenza - Qualcuno ha reclamato per le raccomandate? «Onestamente non so. Ci sono state un paio di proteste scritte. Non rispondiamo al telefono in questi giorni. Passo di corsa in ufficio solo per prendere la corrispondenza e torno a casa». La prudenza non è mai troppa.