Jrene Mudu è un volto noto in quel di Lugano per chi bazzica i mercatini.
Da circa 45 anni propone articoli quali tovaglie, camicie e molto altro: «Negli anni abbiamo accumulato oggetti particolari. E i nostri prezzi sono onesti».
LUGANO - Sul suo banchetto si possono trovare stoffe d'epoca tra le più disparate. Tovaglie, camicie... e molto altro. «Avevo anche un collezionista di Milano a cui interessavano esclusivamente le calze», Ci racconta Jrene Mudu, da decenni a Lugano con la sua bancarella.
La storia che ci racconta è quella di tanti che, come lei, si avvicinano all'antiquariato per curiosità, ne restano affascinati e cadono infine nella "trappola" del collezionismo. «Sono arrivata in Ticino dalla Svizzera interna, assieme a mio marito, circa 45 anni fa - racconta -. Volevamo cambiare vita. All'epoca gestivamo un tea room a Zurigo. All'inizio è stata dura, facevamo un po' fatica».
La candela che fa accendere la lampadina - L'illuminazione (è proprio il caso di dirlo), arriva nel corso di una visita dalla madre, a Rupperswil. «C’era, e c’è ancora, l’usanza di fare le candele. Passammo un pomeriggio da una signora che teneva dei corsi. Mia madre mi fece notare che si era costruita la casa con i soldi guadagnati al mercato grazie alle sue candele. Decisi di affinare la tecnica».
La prima bancarella - In un paio di anni Jrene diventa una provetta costruttrice di candele. A quel punto decide di buttarsi: «Ho comprato 500 chili di cera. Mio marito, ex fabbro, mi ha costruito il necessario per dar vita alle mie creazioni. Ne abbiamo fatte tantissime. La cosa incredibile è che, portate al mercato, andavano via subito. Eravamo ancora in via Nassa. Fu un successo tale che mio marito si mise a lavorare con me».
La bigiotteria e l'antiquariato - Intanto, tramite un amico, Jrene inizia a vendere anche della bigiotteria indonesiana. «Andava tantissimo. Nel frattempo mio marito iniziava a girare alla ricerca di altri oggetti da proporre. Con l'esperienza maturata come fabbro era in grado non solo di riconoscere attrezzi vecchi, ma anche di restaurarli. Iniziammo a vendere chiavi antiche, vecchi orologi, ferri di cavallo. Di tutto. Erano gli anni ‘80...».
Fino ai tessuti - Dopo l’iniziale successo con le candele, Jrene vuole cambiare strada: «Prepararle portava via molto tempo. E non ci attirava più produrle. Abbiamo cominciato a comprare tutto ciò che era antico e vecchio. Eravamo come impazziti, entrambi affetti dallo stesso “virus”. Portavamo a casa porcellane, argenti, pentole… L’antico è entrato nella nostra vita. Fino a che siamo arrivati ad acquistare tele e lenzuola vecchie. Eravamo nuovi del ramo... Provammo a mettere fuori le cose meno belle, selezionandole tra il mucchio. Il giorno stesso una persona passò e ci comprò tutto. Letteralmente. E pagando benissimo».
Con il tempo arriva l’esperienza, la capacità nello scegliere e nel trovare i prodotti giusti si affina. E cresce la mania del collezionismo. «Tante cose di valore le abbiamo tenute per noi. Alla fine diventa una passione dalla quale non è più possibile liberarsi. Abbiamo a casa un girarrosto del ‘700, molto raro. L’abbiamo preso che era tutto arrugginito, ora è splendido».
«Si vende ancora bene» - Oggi Jrene e il marito non sono più giovanissimi. Ed è venuta meno la forza per girare continuamente alla ricerca di oggetti. «Ma nel corso degli anni abbiamo accumulato tantissimo, avevamo un hangar ad Ascona pieno - racconta -. Devo dire che da quanto è terminato il lockdown e abbiamo potuto riprendere la nostra attività, proprio al Mercatino del sabato di Lugano, gli affari vanno molto bene. Abbiamo anche abbassato i prezzi».
I suoi prodotti, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, attirano qualunque tipo di clientela: «Devo dire che, in generale, sono più uomini che donne a venire da me - conclude Jrene -. Anche giovani. Poco tempo fa un ragazzo ha voluto delle lenzuola antiche di lino per la sua casa. E non per collezionarle, ma per dormirci dentro».